Venne la visita dello zio Benito, che tu attendevi. Fu per te un sollievo. Egli ti domandava quali erano le tue sofferenze; ti scrutava con vigile sguardo. Tu rispondevi soltanto, con grande semplicità: «Mi sento stanco, molto stanco». La visita dello zio prediletto ti infuse forza e vivacità: per tutta quella sera ti vidi più animato del solito.
«Avrei voluto — mi dicesti — presentarmi a lui fiorente, ma spero di poterlo fare fra non molto».
A tutti i tuoi cari pensavi spesso, quasi dimentico di te. Al dott. Binda, che venne a salutarti e che per giustificare la sua presenza al tuo letto, inventò la pietosa bugia che doveva andare a Riccione, tu dicesti: «Ricordati di salutare la zia Rachele». Per tutti quelli che ti volevano bene, per tutte le persone che entravano nella cerchia modesta della tua giovane vita, tu avevi un ricordo, un saluto, un pensiero.
Un giorno, durante una grave crisi di emorragia nasale, mi avvidi, osservandoti, che tu capivi che la fine era imminente. E me lo confermarono le tue parole: «Non è possibile! — dicesti —. È finita, è finita!». I dottori riuscirono a frenare l'emorragia. Riprendendoti, esprimesti il desiderio di ricevere i Sacramenti.
Ricorderò sempre la tua chiara sensibilità in quel momento. Mi dicesti: «Io so che si prega molto per me nelle Chiese; so che si dicono delle messe e si espone il Santissimo. So che nelle Colonie marine, all'alza-bandiera, si invoca da Dio il miracolo. Mi arrivano, da tutte le parti, immagini sacre, amuleti; ho avuto anche una boccettina di acqua di Lourdes. Non vorrei che la mia assenza dalle preghiere e dai comandamenti di Dio, potesse costituire un ostacolo al compimento del miracolo. Desidero confessarmi».
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