Giorni senza speranza
Sì, cominciavano allora i giorni senza speranza. Furono quelli del tuo sereno Calvario: tu eri esempio, a tutti, di forza e di bontà. Non passavano ventiquattro ore, senza che vi fossero episodi che rivelavano gli aspetti, ora mistici ora stoici, del tuo spirito luminoso. A noi sembrava d'imparare a conoscerti meglio, proprio in quei momenti: ti rivelavi a noi, diventavi più «nostro» e più caro, proprio mentre eravamo destinati a perderti. Le tue parole, i tuoi atti, davano il tono di una sublime ma terribile tragedia alle quotidiane vicende di dolore.
Nel tumulto, nell'angoscia che non mi abbandona, non so ricostruire, punto per punto, quel periodo straziante. Ma tu, Sandrino, mi sei vicino, e mi aiuti: a poco a poco, parlando con te, potrò ritrovare le memorie più sacre. E dirò, su la tua guida, come posso e come mi sovviene.
Furono fatte quattro trasfusioni di sangue. Rammenti? Da ogni parte d'Italia ci giungevano offerte, a migliaia... Era una gara commovente. Da ogni categoria di cittadini, da ogni angolo della Penisola, le offerte giungevano con gesto prodigo e spontaneo. Tu scegliesti il compagno di scuola Krentzlin. La trasfusione di sangue è un'operazione intensamente emotiva, che resta impressa per tutta la vita.
Ti rivedo in quei momenti: era appena finito il travaso di sangue, ed io ti accarezzavo la fronte, ti domandavo le prime impressioni... Ma tu seguivi un altro pensiero: non volevi parlare di te, del tuo male, ma dell'amico fraterno che ti aveva donato il sangue. E mi dicesti, prima di rispondere alle mie domande, di ringraziare Krentzlin «per il suo gesto generoso...».
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