Arnaldo Mussolini
Vita di Sandro


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     Da allora non so più ricostruire la vita di quei giorni. L'atmosfera di tragedia, da me appena presentita, si fece palese, di ora in ora. L'ansia mi dominò come un incubo senza tregua... Come si svolsero le cose? È difficile ricordare, con ordine. Ma il ricordo, anche il più doloroso, non è mai privo di luce. Rammentiamo insieme, tu mi aiuterai... Fu chiamato il prof. Balli, valentissimo radiologo, per le applicazioni dei raggi. Noi di casa ci guardavamo accorati. Le prime applicazioni furono fatte nella camera attigua alla tua. Fu necessario prenderti in braccio. Quando ti vidi — tu così bello, così fiero e sicuro — nelle braccia quasi paterne del dott. Oriani, ebbi il primo impeto di esasperazione. Le tue braccia abbandonate, dicevano la gravità della insidia che minava la tua esistenza.
     Nel vederci tristi, tu volesti distrarci e rompere l'atmosfera drammatica che incombeva nella piccola stanza, piena di uomini di studio silenziosi e preoccupati. Lo stridore della corrente elettrica, che doveva generare i raggi dagli appositi apparecchi fatti venire da Milano, dava un senso disperato alla nostra attesa. Per vincere l'angoscia di tutti, parlasti coi professori di corrente trifase, di applicazioni radiologiche e di altri problemi scientifici. Il prof. Balli, vicino agli apparecchi, era conquiso e ammirato della tua forza d'animo e della serenità del tuo spirito. Furono fatte tre applicazioni di raggi, in dosature diverse; ma l'esame del sangue dava sempre risultati negativi.
     Cominciavano i giorni senza speranza.