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Nel corso del giorno, ad un certo momento, ti è ritornata alla memoria la scuola. Le tue parole erano pacate, improntate a una dolcezza serena. Mi facevi l'elogio del Liceo Beccaria, dei professori, dei compagni... Ricordavi con particolare simpatia la professoressa Danesini. Mi hai avvertito di non dimenticare di compensare dieci lezioni che essa ti aveva dato: l'insegnante era partita improvvisamente per una commissione d'esami e il nostro piccolo debito era rimasto in sospeso... Ora bisognava ricordarsene. Parlavi di queste cose umili, con semplicità, come se quello fosse un giorno qualunque, della tua vita consueta.
Mi sono allora inginocchiato e ho detto: «Signore, salva Sandrino. È buono, è puro. Non ha mai detto una parola ingiusta; non ha mai mancato alle tue leggi. Ha amato i genitori e i maestri, i compagni e il suo prossimo. Non ha indietreggiato di fronte a nessuna difficoltà. La sua modestia è sempre stata dignitosa e fiera. Ha amato gli umili. Non ha mai commesso un peccato. Salva Sandrino, o Signore. Egli è una certezza per il domani; è l'onore, è la bontà della nostra casa. Il suo confessore lo ha chiamato «un santo». Se vi sono delle colpe per cui qualcuno debba espiare, prendi me, o Signore. E se giudichi che la morte possa essere una liberazione, fa ch'io diventi cieco, storpio, paralitico, ma salva Sandrino. Io ho già vissuto. Egli ha vent'anni. Stamane, all'esposizione del Santissimo, la sua piccola sorella ha avuto una crisi di pianto disperato. Vito, suo fratello, è tutto chiuso nel suo dolore cupo, e ci preoccupa. Salva Sandrino, per loro e più per la Mamma, per tutti quelli che invocano la Grazia, per gli innocenti che pregano, per tutti quelli che da ogni parte d'Italia innalzano auspici e voti. Salva questo figliolo, o Signore, Egli onorerà la Tua legge divina e la legge morale degli uomini». |