Tolsi i sigilli al pacco, mentre cercavo mentalmente di scoprire chi fosse l'ignoto speditore. Mi apparvero due libretti di mole modesta. Aprii, a caso, il secondo volume e mi avvidi di leggere parole che sembravano incise nel fuoco, e avvincevano in modo straordinario il mio occhio e il mio spirito: Era un capitolo sulla «certezza che noi rivedremo i nostri morti in un'altra esistenza». Nella mattinata di disperazione e di dubbio, questo era il segno chiaro della tua sopravvivenza e l'indicazione mi veniva attraverso un umile sacerdote, che non conosco, residente a Vergato: don Angelo Bina.
Vidi in questa coincidenza un segno sicuro del tuo intervento pietoso. Fu un'emozione profonda, alla quale seguirono la rassegnazione e la calma.
Ora una certezza esiste. Si tratta oggi per noi di saper vivere e di saper morire: nel modo più degno, per la famiglia, per la Patria nella bontà, come tu vuoi, come tu insegni, Sandro nostro adorato. Tu ci aspetti da lontano e ci indichi la via più giusta: da tutto questo strazio deve nascere forza di vita, luce di bene. Così vuoi e così sia.
E tu, fiore della nostra esistenza, assisti tutti noi, in ogni ora, perché la piena armonia dell'anima, nella vita e nella morte, oltre il dolore infinito, si compia.
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