a cura di Federico Adamoli

Foto Storia del Villino Adamoli di Silvi Marina

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Un doveroso preambolo

     Voglio illustrare in pochi cenni cosa c'entra la nostra famiglia con Silvi, e come da Teramo si sia stabilito questo legame duraturo, che va avanti da più di 130 anni. Attingendo alle memorie del prozio Umberto, fratello di mio nonno Federico, sono in grado di spiegare esattamente come si svolsero i fatti... Dobbiamo ritornare al 1890, quando la nostra famiglia abitava a ridosso di Teramo, precisamente nella frazione di Rocciano, situata nelle vicinanze della ramiera di Villa Tordinia, nella quale esercitarono l'attività i figli di Giuseppe Maria (1810-1859) il capostipite degli Adamoli in Abruzzo, essendo egli giunto da Bologna nell'aquilano, a Tempera, nel 1842. (Nota)
       Come si usava spesso in quell'epoca, la nostra era una famiglia allargata, con forti vincoli parentali. Il 18 novembre 1890, dopo una breve malattia, muore prematuramente a 34 anni Annunziata Di Marco, senza figli, prima moglie del mio bisnonno Giovanni (1849-1893), la "dea benefica delle due famiglie" dei fratelli Giovanni e Gelasio. Nelle memorie personali Umberto scrive così: "Dopo la scomparsa della buona zia Annunziata gli Adamoli tenevano, sul doloroso fatto, una specie di consiglio. Si capiva che in quella casa era necessaria altra donna. Poiché lo zio Giovanni vi rinunciava, accettava d’ammogliarsi, sia pure a malincuore, lo zio Aldobrando. Sceglieva egli la sua compagna, con intenzione, in una vedova senza figli e senza probabilità di farne: in Ambrosina Di Febo, d’ottima qualità, che molto somigliava, per carattere e per bontà, alla scomparsa zia".
       Ritengo verosimilmente che la conoscenza di Ambrosina Di Febo, di Silvi, sia in qualche modo da ricondurre ai rapporti di lavoro che gli Adamoli tenevano con numerosi commercianti del rame presenti nella provincia teramana, e non. Oltre alla gestione della ramiera di Villa Tordinia, nella quale era principalmente impegnato Gelasio, nel quartiere della Cona di Teramo esisteva pure un'attivita commerciale dei prodotti che uscivano dalla ramiera stessa, e gestita da Giovanni, il quale riportava tutta la corrispondenza commerciale in un registro denominato "copialettere", nel quale si possono ritrovare alcune notizie che riguardano questo matrimonio. In una lettera ad Angelo Marino Cornelio di Silvi, datata 9 luglio 1891, Giovanni, a causa delle occupazioni legate allo svolgimento della fiera di Teramo, si scusa del ritardo "per la tardanza di non fargli sapere prima di questo tempo, la risoluzione di quando stiamo in trattativa. Nell'istesso tempo dirai a Francesco Di Febo che la nostra idea e di tirare avanti la cosa se il distino vuole. E perciò e necessario che venga lui con aldri di sua famiglia per discutere ed a restarsi di accordo sul da farsi". In una successiva lettera si capisce più chiaramente che si tratta delle trattative per il matrimonio tra Aldobrando e Rosina. La lettera è indirizzata il 27 luglio proprio a Francesco Di Febo, e in essa Giovanni riferisce quanto segue: "Vi fo sapere anche che ho gia cavato la fede di nascita di mio fratello, giusto per sollecitare di cio dobbiamo risolvere. Mio fratello verrà costà per domenica prossima giorno due agosto e potrebero dare la prima promessa in parte civile, e nell'istesso tempo si resterà d'accordo per la seconda promessa". Giovanni manda "un saluto d'affetto alla Rosina tanto per parte mia come di mio fratello suo fidanzato". Prima di Natale il matrimonio è già cosa fatta, dato che il 23 novembre Giovanni scrive ad un cliente di Nereto che "non si e stato lavorato per un bel po di tempo, per la malattia di mio fratello Gelasio. Poi si e compinato lo sposalizio di mio fratello che si e dovuto andare a Silvi e anche si e perso un po di affari".
       Così andarono le cose in quel lontano 1891. In quell'epoca il villino Adamoli non esisteva ancora, essendo stato costruito intorno agli anni dieci del Novecento. Ambrosina Di Febo aveva però una bella campagna di oltre 5 ettari nella contrada Fonte da Capo di Silvi Paese, e solo dopo circa venti anni di matrimonio trascorso a Teramo, i due coniugi decisero di costruire il bel villino, che dopo la loro morte passò in eredità al nipote Umberto, che lo utilizzò fino alla morte, avvenuta nel 1962. Il fabbricato passò in eredità ai nipoti di questi, e precisamente: il piano terra al nipote Riccardo (figlio del fratello Giuseppe), il primo piano ed il sottotetto ai nipoti Giovanni, Concetta, Italia, Fernanda (figli di Federico). Riccardo vendette il piano terra ai citati cugini, e l'edificio andò incontro ad alcune modifiche, dato che il primo piano (come probabilmente anche il piano terra), costituito da un unico ambiente, venne diviso in due appartamenti che accolsero nel lato ovest la famiglia di Giovanni e nel lato est le sorelle Concetta, Italia e Fernanda. Dopo la loro morte (avvenuta tra il 1976 ed 2009) il fabbricato è stato ereditato dai discendenti di Giovanni, cioè i quattro figli e l'unica nipote.

       (Nota) Sull'attività degli Adamoli nella ramiera di Villa Tordinia ho riferito ampiamente in questo sito: Guarda qui




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