Ritornando alla nostra definizione di innovazione tecnologica, essa sarà, nel corso dei successivi capitoli, arricchita di ulteriori considerazioni che metteranno in luce come il concetto di innovazione, come già indicato da Schumpeter, non possa essere limitato solo agli aspetti tecnici dall’impresa ma vada esteso anche ai suoi aspetti organizzativi e immateriali.
Segue poi l’illustrazione delle principali teorie che cercano di spiegare l’origine dell’innovazione tecnologica.
Il modello tecnology push sostiene che ogni scoperta scientifica abbia la possibilità, indipendentemente da quelle che sono le esigenze del mercato, di tradursi in un prodotto commercializzabile. Al contrario il modello demand pull individua nei bisogni dei consumatori/utilizzatori la determinante della direzione dell’attività innovativa.
Entrambi i modelli offrono una visione parziale della realtà. Quest’ultima infatti è piuttosto caratterizzata da una continua interazione tra l’incremento delle conoscenze disponibili e le dinamiche di mercato.
Il capitolo continua con una classificazione delle innovazioni secondo il loro grado di incisività sul sistema produttivo (innovazioni incrementali, radicali,a grappolo ed epocali). Le innovazioni epocali si distinguono particolarmente per la loro capacità di stravolgimento di tutti i settori produttivi. A questa categoria appartengono le innovazioni scaturite dalla “rivoluzione microelettronica” degli ultimi vent’anni.
L’avvento di queste nuove tecnologie, infatti, ha segnato il passaggio dal fordismo al paradigma della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC). Ed è proprio di questa importante trasformazione, che a partire dagli anni 80 ha interessato i sistemi produttivi dei paesi industrializzati, che parleremo nella parte finale del capitolo.
|