Passiamo ora, ad analizzare quegli aspetti della PMI che la rendono particolarmente predisposta all’attività innovativa. Questa predisposizione è tanto più accentuata laddove la PMI tende a intrecciare rapporti di collaborazione e/o cooperazione con altre consimili. Tanto più questi rapporti tra unità produttive sono stretti e fattivi, tanto più il sistema che ne deriva sarà in grado di sviluppare innovazioni a beneficio di tutte.
Ribadiamo che si tratta di innovazioni che solo in casi limitati arrivano a mutare profondamente i processi produttivi o aprire nuovi mercati (innovazioni radicali); il più delle volte rappresentano un progresso tecnico che si sviluppa per piccoli passi successivi (innovazioni incrementali), quasi insignificanti se considerati singolarmente, ma che sommandosi nel tempo riescono a fornire importanti risultati in termini di produttività e qualità del prodotto.
Ritornando alle caratteristiche a cui accennavamo prima, esse sono:
L’estrazione culturale del piccolo imprenditore.
L’organizzazione interna flessibile.
Il particolare rapporto con i clienti.
Il particolare rapporto con i subfornitori.
Soffermiamoci brevemente sui singoli punti.
L’estrazione culturale del piccolo imprenditore. Il fondatore di una piccola impresa il più delle volte è un ex dipendente ( o manager, tecnico, operaio specializzato o ex capo reparto) di una grande fabbrica all’interno della quale, dopo una lunga e significativa esperienza di lavoro, ha sviluppato idee o progetti innovativi relativamente al prodotto o al processo. Egli è quindi solitamente animato dal desiderio di concretizzare le sue idee, di crescere economicamente e di affermare la sua professionalità. Queste motivazioni rappresentano indubbiamente il giusto propellente affinché la sua impresa superi tutte le difficoltà che la separano dal successo.
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