Appendice: Un'esperienza di guerra
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Ero così riuscito ad evitare un qualsiasi giuramento di fedeltà alla repubblica fascista. Il 22 agosto giunsi a Riva di Trento ed il 24 dello stesso mese fui assegnato ad un Ufficio di Revisione di Contabilità, dipendente dalla Ragioneria centrale-Ministero delle finanze, nella qualità di impiegato civile, ma con retribuzione corrispondente al grado che avevo nell'esercito.
Cercai di dispensarmi anche da questa attività, di natura comunque prettamente amministrativa e al di fuori di qualsiasi attività politico-militare; ma non mi fu concesso. Chiesi più volte una licenza, ma questa mi fu negata con il motivo che la mia famiglia, trovandosi nell'"Italia invasa" (questa era l'espressione rituale nella repubblica del Nord) io non avrei dovuto avere nessun interesse di fruire di una qualsiasi licenza.
Detto Ufficio, dislocato a Padenghe (prov. di Brescia) dal 24 agosto al 14 febbraio '45, fu trasferito in detta data a Bernareggio (prov. di Milano).
Qui mi sorpresero gli eventi della liberazione; essendo giunta notizia che Verona era stata liberata dagli alleati, mi diressi verso tale direzione. A Lonato, una quarantina di chilometri prima di Verona mi presentai ad un Comitato di liberazione per essere munito di documenti. A detto Comitato io presentai la mia Carta d'identità, il piastrino e la corrispondenza di ex-internato. Mi fu risposto che con detti documenti, non solo avrei potuto circolare liberamente, ma avrei avuto tutte le facilitazioni che desideravo.
Così fu, perché fermato per la via più volte dai patrioti, i quali dopo aver esaminato le mie carte verificavano se ero in possesso di armi, ero lasciato proseguire. Fermato anche tre volte dalla Polizia alleata, questa non mi trovava nessun motivo di fermo.
Così, dopo sette giorni di viaggio, un po' a piedi ed un po' con mezzi di fortuna, raggiunsi Teramo verso il 10 maggio”.
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