Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO XII. I 37
« che se voi noo gii darete 1' ingresso per la porta * della vostra città, daroglielo io per la porta della « rocca al mare ». Allora accessibile era la salita alla rocca dalla spiaggia , per la rupe, non ancora dirupata, de' cappuccini. Le tremende parole tutto colorirono l'inganno , erane la città dolorosa, rimedio non si scorgeva. E quello stesso giorno il conte entrava co' suoi nella rocca.
II giorno appresso un forte stuolo di cavalli dell' esercito ducale del campo di Fiumesino si presentavano alle porte della città. Chiuse e guardate erano; ed i soldati a grandi grida domandavano pane, promettendo , che tutto pagherebbero a contanti. £ colme di pane, per nou irritare la soldatesca insolenza , corbe e canestra si calavano loro dalle mura : quelli pagavano esattamente. Dalla rocca ancora le genti, che il castellano vi avea intromesse , scendevano alla città , in cerca di viveri, e n' erano piene le strade e le piazze.
In tale pericolo versando la città, il conte chiamò nella rocca a parlamento il maestrato e i principali della nobiltà, E tra le altre cose disse loro : « lui essere il fratello del papa, e venirne con ampio mandato e pieno potere, guardassero la- sua « persona come la persona di lui, e come fatto da « lui quanto egli tosse per tare ». Comandò allora al castellano presente, che gli desse in possessione la rocca, e le chiavi gliene consegnasse. Il castellano proseguendo la scena , che già prima era tra loro ordinala, colle chiavi che avevasi recato in mano, al cospetto de' circostanti anconitani, aprì le porte, e le chiavi consegnandone al conte , disse , « che a lui « consegnavate come al pontefice stesso; che a sovrano riconosceva Clemente, ed ubbidiva al suo « comando ». Ricevute il conte le chiavi dal Castellano , al Castellano di presente le restituì, dichiarandogli , che confermavalo nel suo uffizio ; a luì affidava la rocca, custodissela e difendessela per la Sua
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