Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO UNDICESIMO \{
Primo, e tutto che fusse ferralo lo passò dal lato di dentro più che quattro dita, tantoché poco mancò che nollo infilzasse; l'asta si ruppe rasente il ferro, ed il troncone per la forza del grand' urlo gli usci di mano. Il nostro gli pose la mira al petto, credendosi di passarlo fuor fuora,.0 almeno di farlo cader della sella, e Io colpì con tanta possanza, che la lancia, ancoraché fusse grossa e massiccia, si spezzò in più parti, una delle quali nello scorrere gli passò il bracciale, e lo feri alquanto nella spaila sinistra. Fu tenuto questo incontro da chiuuche
10 vidde cosa bellissima, e fu giudicato che ii vantaggio fusse anzi dalia parte di qua che di là.
Agli ventinove scesero di verso i Fratini e da Sant' Antonio del Vescovo forse cinquecento cavalli e gran numero di fanti, e appiccarono tra San Benedetto, cioè dove era il munistero di San Benedetto, prima che con tutti gli altri edifici d'intorno a Firenze si rovinasse, e San Cervagio, una piuttosto battaglia che scaramuccia co' Marzo celi eschi. Onde Giometto da Siena, ii quale faceva la scorta di San Salvi, sentilo
11 romore, corse sopra un bellissimo cavai turco bianco con tutta la sua compagnia dietro a soccorrergli, e tanto intertenne combattendo sempre gli Orangiani, che in Firenze eon incredibil rattezza, dubitandosi di qualche grande sforzo , si condussero alla porta alla Croce, a Pinti e a San Gallo più di venticinque bande, e se non che il tempo si rabbuiò in un subito, e ne venne repentinamente una grandissima scossa d' acqua, era agevol cosa che quel di si facesse una zuffa campale; di maniera sperano infocati gli animi degli uni e degli allrL furonne morti e feriti da ambedue le parti, ma più de' Fiorentini assaissimi; nè si potrebbe dire quanto Giometto, smontalo a piè, essendogli stalo ferito e morto il cavallo, si portale valorosamente.
Luigi Alamanni, il quale finita 1' ambasceria de' quattro oratori a Cesare, de'quali egli era sotto ambasciadore, era stato sempre per ordine de' signori dieci di Genova con due fiorini d' oro il giorno di provvisione , essendosi in questo tempo trasferito a Lione, sollecitava i mercatanti fiorentini , i quali ricercarono il re instantissimamente pregando sua maestà che le piacesse, per soccorso della povera città di Firenze tanto devola e affezionata alla corona di Francia, di far pagare tutto o almeno una parte di quello che ella era loro debitrice. Ma egli colle medesime scuse e consuete promissioni andava mandando la cosa in lungo senz' alcuna risoluzione , affermando che tosto eh' egli avesse ricuperato i suoi figliuoli, porgerebbe aiuto straordinario ; pure alla fine, parte per tratlenere i Fiorentini che non accordassono, non avendo essi altra speranza di soccorso the in lui, parte per la diligenza e importunila di Luigi, adoperandosene mollo Giuliano Buonacr
Varchi fol. 11. 4
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