Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
158 STORIA FIORENTINAsuo coaiutore, in presenza d1 Iacopo Nardi cancelliere delle tratte dei signori, e di ser Francesco da Catignano loro notaio, nel qual contralto ed accordo si contengono questi infrascritti capitoli, patti e accordi, cioè :
iChe la forma del governo abbia da ordinarsi e stabilirsi dalla maestà cesarea fra quattro mesi prossimi avvenire, intendendosi sempre che sia conservata la libertà.
Che tutti i sostenuti dentro di Firenze per sospezione, o amicizia della casa de' Medici s' abbiano a liberare, così tutti gli fuoruscili e banditi per tal causa sieno subito issofatto restituiti alla patria e beni loro, e gli altri sostenuti per le medesime cagioni a Pisa, Volterra e altri luoghi, abbiano a essere liberati, levato l'esercito, e uscito del dominio.
Che la città sia obbligata a pagare 1' esercito infino alla somma d' ottantamila scudi, da quaranta a cinquantamila contanti di presente, ed il restante in tante promesse così della città, come di fuori, fra sci mesi, acciocché sopra dette promesse si possa trovare il contante, e levare 1' esercito.
Che fra due giorni la città sia obbligata consegnare in potere di don Ferrante tulle quelle persone eli' egli nominerà, cittadini però, o della città , insino al numero di cinquanta, e quel manco che piacesse a nostro signore, le quali abbiano da stare in suo potere insino sieno adempiute tutte le presenti convenzioni ; e che Pisa e Volterra, e le rócche e le fortezze loro, e così le fortezze di Livorno e altre terre e fortezze che sono all' ubbidienza del presente governo , siano ridotte in potere del governo che s' arà a stabilire da sua maestà.
Che il signor Malatesta e '1 signore Stefano abbiano a rinunziare in mano de' magistrati il giuramento per loro in qualsivoglia modo e tempo prestato di servire essa città , e giurare in mano di monsignore Balanson gentiluomo della camera della maeslà cesarea, di restare con quelle genti che a loro signorie parranno nella città , infinochè siano adempiute tutte le presenti convenzioni, fino nel termine de' quattro mesi soprascritti, e ogni volla che sarà loro comandato in nome di sua maestà debbiano uscire colle genli della città, fatta però prima la dichiarazione che si contiene nel primo capitolo, volendo però, il signore Stefano essere libero d' andare di detta città ogni volta fusse necessitato per alcuna sua occorrenza, restare il signore Malatesta in obbligo infino all'ultimo.
Che qualunque cittadino di che grado, o condizione si sia, volendo, possa andare ad abitale a Roma e in qualsivoglia luogo liberamente, e senza esser molestato in conto alcuno nè in roba nè in persona.
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