Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO DODICESIMO 483
      un anno, e passato Canno avesse a dichiarare papa Clemente se la dovessono riedificare o no, intendendosi sempre a spese de' Fiorentini. Che tutte V artiglierie cavate da loro di delta fortezza o d'altronde dovessono essere della città d'Arezzo. Che tutte Centrate fussono del lor comune. Che al papa slesse il determinare se avevano a reggere le loro terre co' loro ufìciali. Che pagassono ogny anno per ricognizione, oltre al solilo palio di san Giovanni, chi scrive due, chi tremilacin-quecento ducali, e chi molli più. Che la città d' Arezzo non fosse te-nula a dare stalichi per alcun luogo. Che tutte le ruberìe, prede, omicidi e qualunche altri delitti di qualunque sorte commessi da loro dalli diciannove di dicembre del ventinove per infino a quel presente giorno, ehe era il quarto d1 ottobre, fussono perdonati a lutti, e non se n' avesse a tenere, nè rivedere conto nessuno a persona nessuna.
      E messer Giovanni della Stufa nunzio del papa agli dieci d' ottobre in nome della signoria di Firenze ne prese solennemente il possesso. Questa convenzione, ancoraché stipulata per pubblico contratto, fu poi revocata da'signori otto di pratica sotto di sette d' agosto Panno seguente, con allegare (corne a chi può non mancano mai nè cagioni nè ragioni) ch'ella era dubbiosa, e che quando fu fatta si truovava l'esercito nimico sul Fiorentino; e in presenza di Piero Bacci loro oratore fu in alcune parti ritocca e rassettata , il che fatto, fu donata loro per ristoro la campana della torre rossa d1Arezzo, e liberato Felice d'Agnolo de4 Bruzzi.
      Questo medesimo anno ne' primi giorni d' ottobre essendo ito alla città d' Ostia per suo diporto, piovve tanto due giorni e due notti alla Ola , che il Tevere cresciuto fuori di misura e uscito del letto suo , si per la grandissima abbondanza dell' acque, e si per li venti avversi, i quali non le lasciando sgorgare in mare ripignevano l'onde addietro, allagò Roma di maniera, che per tutto, fuori solamente ne'monti e ne' luoghi più rilevali, non s1 andava se non per barca, portando da vivere a coloro i quali, ritiratisi ne1 terrazzi e su per gli tetti, aspettavano d' ora in ora miserabilissima morte. Il danno che fece questa inondazione , o piuttosto diluvio, di tutte le grascie, come sono grano, vino, olio, e di tulli i beni mobili, come sono masserizie e altri arnesi, oltre la rovina delle case, e la morte d' uomini e di donne e d'altri animali, fu inestimabile ; ma maggiore ancora senza comparazione Ai la rovina che nei medesimi giorni e per le medesime cagioni avvenne negli ultimi paesi della Fiandra, e specialmente in Olanda e Zelanda f dove il mare, rotti con incredibile impeto gli argini, balenando e tonando tuttavia, innondò di maniera lulto quel paese, e tante terre grosse inghiottì, che si temette d'un altro diluvio universale; e tantov^
      ooQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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