I primi due secoli della di Pasquale Villari
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presa, dopo la morte di Matilde, fu la distruzione d' un castello dei Cadolingi, con la disfatta e 1' uccisione del primo vicario imperiale, mandato allora in Toscana. Ce n' è pili che d' avanzo, per sapere quale fu l'attitudine che essi presero di fronte all'Impero ed ai Teutonici.
L'altro fatto più notevole ancora, che segui poco dopo, fu la presa e distruzione di Fiesole nel 1125. Il Sanzanome, che da questa guerra fa incominciare la storia, come esso dice, moderna di Firenze, ce ne dà una descrizione assai lunga, retorica, ampollosa. Dalla quale però caviamo che la vera origine del conflitto fu principalmente il commercio. I Fiesolani avrebbero malmenato, spogliato d'ogni suo avere un mercante fiorentino, che, con le proprie mercatanzie, passava tranquillo per la loro città. E questo fatto, unito alla memoria degli antichi rancori, di altre recenti depredazioni, avrebbe acceso gli animi alla guerra. Immantinente factum est Consiìium per tèi ne dominantes Consules de processi^ Uno dei primi cittadini arringò il popolo, incominciando: Si de nobili Romanorum prosapia originem duxi-mus.. .. decet nos patrum adherere vestigiis. Dopo di che, illieo a Consulibus exivit edictum. Un Fiesolano, invece, alludendo alla origine leggendaria della propria città, cosi cominciava la sua perorazione: Viri, frates, qui ab Ytalo sumpsistis originem, a quo tota Ytalia dicitur esse derivata. Tutta questa retorica erudita, che, in uno scrittore dei primi del secolo xm, ci fa sempre più vedere quanto pieni di tradizioni romane fossero gli antichi Fiorentini, innanzi e dopo la formazione del loro Comune, non può nascondere l'origine vera della guerra, quale ci vien confermata anche dal Villani, che incomincia adesso ad avere assai maggiore importanza storica. Fiesole, questi dice, era divenuta un vero nido di Cattaui e masnadieri, i quali infestavano le strade ed il contado fiorentino.1 Eran sempre quei signori
1 « Teneanla certi gentiluomini Cattaui, stati della città di Fiesole, e «dentro vi si riducevano masnadieri e ebanditi e mala gente, che alcuna « volta faceano danno alle strade e al contado di Firenze ». (IV, 32).
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