Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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finalmente a ter uscire le bande spegne ole e tedesche da Roma, accorreva alla difesa delle Provincie dell' Italia meridionale, dove il Laotrec era entrato senza trovar resistenza, ed era stato accolto oon gioia dagli abitanti che aprivano volonterosi le porte di tutte le città a cui si accostava l'esercito francese. Finalmente FOrange, non potendo tenere il campo contro al Lautrec, si era ridotto in Napoli, ove fn assediato dal capitano di Francia (29 Aprile 4528). Ma, secondo il solito, Francesco I avea fatto mancare al suo esercito soccorsi e danaro; Fepidemia, resa più terribile dall'approssimarsi dell'estate, assottigliava l'esercito.
Una delle principati speranze del Lautrec erà riposta nella venuta della flotta la quale togliendo i viveri agli Spagnuoli chiusi in Napoli gli avrebbe costretti ad arrendersi. Però, la squadra veneziana, invece di venire nelle acque di Napoli, si tratteneva lungo le coste di Puglia a sottomettere le terre marittime di quéllà provincia al leone di S. Marco; le dodici navi francesi mandate da Andrea Doria a Marsiglia a riequipaggiarsi non comparivano; solo Filippino Doria luogotenente di Andrea avea fatto vela da Livorno Gon otto galere, ed era giunto nel golfo di Salerno, ove attendeva F arrivo dei rinforzi di Francia e di Venezia per imprendere qualche cosa d'importante. Saputa la cosa, Don Ugo di Moncada, il quale allora in qualità di ammiraglio aveva il comando delle forze navali imperiali che si trovavano nel porto di Napoli, concepì la speranza di distruggere con un colpo ardito la squadra di Filippino.
Pertanto, fatti salire sulle navi milledugento archibusieri spagnuoli veterani, ed il fiore dell'esercito, con sei galere, quattro fregate, due brigantini e molte altre barche ripiene di soldati, salpava il 28 Maggio da Posilippo. Prima di andare ad attaccare il Doria, pigliava terra all'isola di Capri ove era apparecchiato un lauto pranzo per i soldati affinchè il cibo ed il vino dassero loro cuore di affrontare questo nuovo modo di combattere.
Il capitano genovese, in questo mentre, avuto sentore della cosa, si apparecchiava a ricevere i nemici, ed uscito dal golfo, si fermava con quattro galere di contro al promontorio di Capo d'Orco, mentre le altre tre per suo ordine pigliavano il largo, onde ritornare poi col vènto in poppa a dar dentro nella battaglia. Sul far della sera, non restando che tre ore di giorno, comparivano in vista le navi del Moncada. Questi conoscendo cbe le sue navi non potevano in fatto di maestria marinaresca stare a petto delle galere
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (599/637)
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