Storia di Torino di Luigi Cibrario
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giustificarla; sia col levarsi in armi contro di lui, sia colle malvagità e crudeltà d'ogni sorta, da lui e dalle sue genti di ventura clic avea accozzate, commesse nelle loro corse furibonde e depredatrici nell'intero Piemonte. Torino, città forte, non ne fu tocca, ma vide disertarsi le sue campagne. Nel 1568, Filippo venne alle mani d'Amedeo vi, e fu giudicato a morte, e probabilmente ucciso secretamente in Avi-gliana.
Crebbe intanto alla corte di Savoia sotto la tutela d'Amedeo vi, Amedeo principe d'Acaia, col minor fratello Ludovico, ed il conte amministrò per molti anni i loro dominii di Piemonte. Durò tale condizione di cose fino al novembre del 1578, alla quale epoca il principe d'Acaia, ricevuta dal potente cugino l'investitura del suo Stato, venne a pigliarne possesso.
In agosto del 1581 Torino vide uno spettacolo di gran dignità e di somma importanza. Il conte Verde, arbitro fra i Genovesi ed i Veneziani, dettava le condizioni d'una pace che fu osservata, e tranquillò l'Europa che trovavasi quasi tutta impacciata in quelle sanguinose ed accanite contese.
Convennero allora a Torino gli ambasciadori di Venezia e di Genova, di Milano, di Padova, del Friuli e d'Ungheria. Aspettavansi anche quelli del re di Cipro, ma non arrivarono.
Amedeo, principe d'Acaia, negoziò lungamente
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Storia di Torino
Volume Primo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 531 |
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Pagina (283/531)
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