Storia di Torino di Luigi Cibrario
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LIBRO l'itIMOdi que'tempi
esercitate non meno l'arte che l'invenzione; imperocché erano que'tempi sovranamente poeticinon
come i nostrifreddi
compassatiin cui non v'ha quasi più calore che pel guadagno; tempi in cui una certa lima morale tende a rispianar tutti gli angoli
a toglier tutto ciò che v'ha di risentito e di potente nel caratterea renderci tutti lisci
lucidiscorrevoli
ugualicome altrettanti esemplari d'una stessa stampa e d' un medesimo getto. Ma torniamo alla Vigna di Madama Beale.
Una camera era destinata alle piantee là erano ritratte
secondo i miti Greci tanto leggiadritutte le trasformazioni con cui la pietà degli Dei avea temperato il dolore o 1' error de' mortali. Vedevasi la storia del Berecinzio pino
della quercia Dodo-nea
del moro Celso
dell'Apollineo lauroe della tremula canna. Ciascun quadro era accompagnato da una moralità espressa in un verso solo. Sotto la favola di Siringa e del dio Pane era scritto :
Chi vaneggia in amor vento raccoglie.
Un'altra stanza era destinata a rappresentare le delizie de'fìori. In mezzo a quelle dipinte morbidezze levavasi per ogni lato la parola di verità:
Cade il fiorcade amor
gli sferza il tempo.
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Storia di Torino
Volume Secondo
di Luigi Cibrario
Alessandro Fontana 1846
pagine 775 |
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Pagina (46/781)
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Vigna Madama Beale Greci Berecinzio Dodo-nea Celso Apollineo Siringa Pane
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