La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
strogiovanni si trovò subito dopo solo fra le onde nella notte, col mare grosso. Gridando riuscì a chiamare intorno a se altri tre naufraghi. Bisognava risparmiare le forze per mantenersi a galla fino all'alba. Così fecero, ma la situazione era disperata. La costa albanese doveva essere lontana e una corrente contraria li trasportava verso l'alto Adriatico. Dopo un'ora passò una lancia : era quella della loro torpediniera, ma nelle mani del nemico perchè aveva a bordo diciotto marinai del sommergibile austriaco. Coloro chiesero ai nostri se volessero essere presi a bordo. Quei quattro uomini esausti di fatiche e di freddo, sotto gli occhi del nemico che offriva col salvataggio la prigionia, sfidarono la morte.
— No ! gridò fieramente il guardiamarina Castrogio-vanni e disse ai compagni: Chi vuole di voialtri? Nessuno si arrende?
Nessuno si arrese. La lancia si allontanò. Dopo sei ore di tormento inaudito i quattro marinai furono scagliati da un'ondata sulla costa albanese e riuscirono aI prender terra.
La loro avventura però non doveva finire così. Arrampicandosi sugli scogli il guardiamarina Castrogio-vanni s'accorse che poco lontano era stata abbandonata una lancia : quella che aveva permesso ai diciotto austriaci di salvarsi. L'ufficiale intuì subito che i nemici dovevano essere stati costretti ad approdare in quel punto e riconoscendo il littorale .che apparteneva all'Albania e che era occupato dalle truppe italiane, malgrado l'estrema stanchezza, ebbe un'idea: catturare gli austriaci. Mandò due dei suoi soldati alla stazione di vedetta più vicina per informare il comando, dell'accaduto, e coll'altro marinaio si trascinò nei dintorni in perlustrazione. Alla sera il tenente di vascello austroungarico comandante del sommergibile affondato, il sottotenente e undici marinai furono presi prigionieri dalle nostre pattuglie. Gli altri sette erano stati travolti dalle onde durante lo sbarco.
Alla mattina di quello stesso 17 ottobre un nostro piroscafo da trasporto, il Bormida della Società Italiana dei servizi marittimi, carico di truppe, per un'immediata manovra del suo comandante, capitano Giulio Castelletti che si abbracciò alla ruota del timone con tale violenza da averne uno strappo doloroso, riusci non solo a scampare al mortale pericolo di due siluri lan-
— 179 —
| |
Adriatico Castrogio-vanni Castrogio-vanni Albania Bormida Società Italiana Giulio Castelletti
|