Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
128 storia della toscanacredere poi o fermarla a sua posta o regolarla a soo modo; imperciocché Salvestro de' Medici, mirando a fiaccar l'orgoglio de' grandi e a ridurre in quiete la città malcontenta, rimescolò le passioni e gli umori che da lungo tempo bollivano, e che non si contentavano ora di semplici provvedimenti, ed erano pronti a trascorrere a fatti più arrischiati e più paurosi. Quanti erano cittadini ascritti ad un'arte, mal soffrendo che gli uguali a loro s'inalzassero ora a tanta grandezza, e ne abusassero per opprimerli, perduto il rispetto verso i magistrati, dai ragionari passarono a eleggersi tumultuariamente dei sindachi, uno per arte , affine di esporre la loro volontà ai signori ; e un lunedì mattina si videro questi sindachi presentarsi al palazzo, e, perchè non si veniva a subite decisioni, il popolo, cbe aspettava in piazza l'esito della missione, s'inaspriva e porgeva più facile orecchio a coloro che Io venivano istigando ad estremi partili.
Il martedì il popolo si mostrò in armi, e i signori, convocato il consiglio, crearono una balia che avesse facoltà di rinnovar Io stato, e fu detta degli Oliatila, composta dei priori e del gonfaloniere, dei sedici gonfalonieri di compagnie, dei dodici bonomini, dei nove capitani di parte, dei dieci officiali di libertà, degli otto della guerra, e dei ventuno sindachi nuovi, eletti dal popolo per ciascuna arte ; ma neppur questo provvedimento era bastevole a calmare il ribollimento degli animi. In fatti, mentre a palazzo si discuteva, in piazza e per le vie il popolo, coi gonfaloni delle Arti spiegati, gridava viva la libertà, viva il popolo ! poi trascinatovi forse, com'avvien sempre in simili casi, da mali consiglieri, correva alle rase di Lapo da Castiglionchio, dei Buondelmonti, dei Pazzi, degli Albizzi, dei Canigiaui, dei Guadagni, dei Soderini e dei loro consorti, le rubava, le saccheggiava le dava tutte alle fiamme; poi, precipitando dalle vcndclle alle più bruite srelleraggini, spezzava le prigioni del comune, traevane fuori i prigionieri, assaliva ingrossato di ogni mala genìa i monasteri, rubando, ferendo, uccidendo, sicché tutta la città ne fu piena di confusione, di dolore e di sgomento.
Sei giorni dopo questi dolorosi falli fu dalla balìa pubblicala la riforma, che non abolì, ma ristrinse, le facoltà delLjOOQle
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