Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      Sii STORIA DELLA TOSCANAmodi e benevolo; poi nasceva di tdle che vivente e morto era delizia ed orgoglio della moltitudine- Nella notte stessa del suo arrivo il Guicciardini, il Vettori, Roberto Acciaioli e MaUro degli Strozzi, ad onta di Palla Rucellai che diceva non potersi decider nulla perchè i cittadini più notevoli erano lungc da Firenze, corsero a trovarlo, si strinsero a consiglio col cardinal Cibo, col Vitelli e con lui, deliberarono di riunire al di vegnente il Senato e di proclamarlo capo della repubblica fiorentina. Cosimo, nè lieto, nè mesto, dicevasi prontissimo a metter la roba e la vita sua a beneficio della patria e per la salute dei cittadini.
      Nel tempo della seduia, il Vitelli fece occupar gli sbocchi e le vie, che conducevano al palagio pubblico, da soldati scelti fra le Bande nere, i quali, volontari per la memoria del Signor Giovanni ed eccitati dal loro capo, cominciarono subito ad assordar l'aria delle grida: Ftt>a il duca, vicario i Medici !, e i senatori a quelle voci di cui pur troppo conoscevano il prezzo non esitarono più nella scella E Cosimo accettò senza far motto la utile profferta, e le condizioni che a lui, come capo futuro della repubblica fiorentina, offerivano il cardinale e i senatori. Il cardinale chiedeva ch'ei governasse secondo il diritto e le leggi; ch'e'si serbasse devoto alla politica dell'imperatore; che punisse rignor Alessandro (Vitelli) fece far quel garbuglio in terreno all' 1'nghero e clie V E- passeggiar.! Col vescovo di Porli, e io entrai da' Quarantotto e dissi al Guicciariiino e Francesco Vettori e Francesco Valori clie se non si risolvevano a voi sarebbono fatti saltar le finestre .... Dulia Carcere 7 Ottobre del 1 T>V).,, Archivio MtHìceo, Carte Strozziane Filra XCV.
      I Palla Ruceliai, sempre fermo nel suo proponimento disse arditamente, quando si renne alle fare, ch'ei non voleva più nella repubblica nè duchi, nè principi, nè signori, e per mostrare che eolla lingua andavano d'accordo il cuore ed i fatti, prese una farà bianca, e, mostratala a tutti, gridò ; Questa è la mia sentenza. Il Guicciardini e il Vettori lo ripresero, dicendogli che alla fine dei fatti la sua fava non valeva più che per una; ed egli: Se avevite fatto broglio Jra coi, non occorreva chiamarmi-, e mo»«e per uscire- Il cardinale con gentil violenta lo trattenne, dicendogli che mirasse ai molti soldati e pensasse ai casi suoi, ma s'ebbe questa bellissima risposta: Ho flassato settan-I otite anni, foco male oggimai mi possono Jare.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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