Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


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     L'invernata, che seguiva, era, nel complesso, meno cattiva per i nostri, abituati ormai a quei luoghi, ed agli usi di quegli abitanti, sempre con essi rispettosamente ospitali.
     Nel 1852, con il ritorno sul trono di Francia di Napoleone III, andava a capo del governo del Piemonte, faro sempre acceso di italianità, con grandi speranze, il saggio e scaltro Camillo Benso, conte di Cavour.
     L'Adamoli, che seguiva attentamente gli eventi, sperava sempre che un qualche miracolo giungesse a modificare le sorti nazionali, e a metterlo in condizione di poter tornare, almeno per una volta, a rivedere la sua Valsassina, il magnifico lago, i parenti, l'adorata mamma. Aveva ricevuto qualche notizia, ma non sufficiente per soddisfare il suo desiderio, per calmare la sua ansia.

     In quello stesso anno, il 12 agosto, un raggio di luce giungeva ad illuminare la desolata casa Strina, con il ritorno in essa, dopo tre anni circa di duro carcere, di Isidoro, per grazia ottenuta, per intercessione della regina, alla quale si era rivolta la buona moglie Angelamaria. Tornava in quella casa in cui, come si legge in uno scritto del tempo "...estintosi il signor Domenico, la superstite famiglia, allora composta dalla di lui vedova, della nuora, moglie del figlio Isidoro, già padre di cinque viventi figliuoli, con esemplare virtù ed abnegazione, seppe dignitosamente mantenersi all'altezza della sua sociale condizione".
     Era stata la scarcerazione sempre un bene, quantunque vincolata da una rigorosa sorveglianza di polizia e dall'interdizione dell'esercizio professionale, ciò che durava sino alla liberazione d'Italia.


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Umberto