Pagina 44 di 47 |
Determinato da un complesso di fattori, quali la disciplina severa, l'arroganza degli ufficiali, la sensazione di inutilità del sacrificio, la durissima vita di trincea, i mancati cambi nei turni, la mancata distribuzione dei viveri (alcuni di questi aspetti si ritrovano in questo stesso diario) questo desiderio sfociava in episodi di insubordinazione individuale e collettiva, (2) che non mancarono anche tra gli ufficiali, soprattutto quando le azioni venivano ritenute inutili, perché destinate a fallire a causa di una evidente inferiorità numerica o di una palese inadeguatezza di tipo tattico, con ulteriore ed inutile spargimento di sangue tra le truppe.
(2) Come accennato nella premessa, tanti soldati furono sostenuti nella vita di guerra dai valori tipici della cultura contadina, le cui comunità si reggevano sulla subordinazione all'autorità della famiglia: “Fu la mancanza di rispetto per questi valori a provocare l’abbandono di comportamenti ispirati a obbedienza e rassegnazione, che derivavano dall’accettazione dell’autorità”. (I disobbedienti della grande guerra, citato). |