Luigi Barzini
Odissea. L'avventurosa fuga di un nostro aviatore dal campo nemico.


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     L'aeroplano che non doveva tornare più, partito alle sette del mattino del 21 agosto, e attraversate le linee su Santa Lucia di Tolmino, iniziò la sua ricognizione. Era a 3500 metri quando, esplorate certe vallate, varcava le creste del monte Bogatin, a oriente del monte Nero. Seguì la Sava di Wocheiner, arrivò su Radsmandorf, piegò verso Assling....
     Quando fu su Assling, il motore tacque. Poi riprese, ma a colpi così irregolari che 1'apparecchio ne era tutto squassato. II pilota virò subito per tentare di ripassare i monti e atterrare oltre Tolmino....
     L'aeroplano perdeva quota, venti minuti dopo era sceso a 2100 metri. Un forte vento di ponente rallentava il volo. Il capitano Mattioli aveva cominciato a svitare la mitragliatrice dagli appoggi per precipitarla giù e alleggerire 1'apparecchio al momento del valico. Egli prevedeva che sarebbero passati a meno di cento metri dalle creste
     Le pendici orientali del Bogatin si riavvicinavano già rapidamente. Ancora pochi minuti e la valle dell'Isonzo si sarebbe aperta avanti a loro: la salvezza. Intanto si accorgevano con orrore che il motore rotante, squilibrato dal funzionamento a scatti, al andava sfasciando. Lanciava dei pezzi, dei dadi, dei frammenti, nel suo giro vorticoso. Qualche rottame aveva colpito l'elica, che urlava slabbrata. Improvvisamente, uno schianto tremendo. Poi, un gran silenzio.
     L'elica, spaccata sul mozzo, era volata via in una sibilante irradiazione di schegge. II motore, tutto fumante, era morto. L'aeroplano, dopo un violento sobbalzo, scendeva quasi a picco.