Luigi Barzini
Odissea. L'avventurosa fuga di un nostro aviatore dal campo nemico.


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     La impossibilità dell'evasione è apparsa così evidente, che l'Adamoli, rassegnato e accasciato, ha abbandonato la finestra. E' risalito nella camera, si è gettato, affranto sulla branda. Udiva il respiro lento del capitano Mattioli addormentato vicino a lui. Pensava a ciò che avrebbe potuto fare in quel momento di sorveglianza interrotta, se avesse osato. Viveva disperatamente la fuga mancata, architettava piani sulle possibilità ormai perdute.
     Perdute? Un idea lo fece sbalzare in piedi, riacceso di speranza. Il caso che aveva combinato una simultaneità nel moto delle due sentinelle doveva ripetersi. Doveva avere un ciclo di ritorno. Il passo ineguale dei due austriaci, ai fianchi della casa, li conduceva fatalmente, ogni tanto tempo, a ritrovarsi nello stesso istante allo stesso limite della loro passeggiata di ronda. Bastava aspettare......
     L'aviatore si coprì del passamontagna il volto sino alle spalle, si mise i guanti da volo, per nascondere ogni macchia di chiarore sulla sua persona, e ridiscese scalzo al piano inferiore, portando in mano le scarpe legate insieme. Riprese posto alla finestra.
     Le sentinelle andavano e venivano, sboccavano sul piazzale e tornavano indietro, ora l'una ora l'altra, incappottate, il fucile sulla spalla.
     Dopo qualche tempo il loro alternarsi agli angoli divenne irregolare. Si avvicinava l'istante della comparsa e della scomparsa contemporanea dei due soldati in fazione. Già si formavano delle lacune di secondi nella vigilanza sul rovescio della casa. Fra 1'arrivo di un soldato e l'arrivo dell'altro sullo spiazzo correvano periodi di tempo sempre più brevi. Ancora un minuto e sarebbero arrivati insieme. Ancora venti secondi....