Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy
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Le due grandi composizioni, che si dividono fra loro T ampiezza della volta, ci mostrano il più alto ponto, al quale sia pervenuta la poesia della pittura, o, se si vuol meglio, la pittura della poesia de' Greci. Cert' è che Omero non ebbe nè più chiare, nè più intime rivelazioni dell'Olimpo, e de'suoi abitatori; e sebbene sia da supporsi che il cantor dell'Iliade fosse quello che iniziasse Raffaello ne' suoi misterii, e introducesse la sua Musa al banchetto de' numi, pur si oserà dire, che se il pittore, ristretto tra gli spazj del reale , obbligato alle forme del visibile, per riprodurre le creazioni immaginarie ed immateriali del poeta , s'ei per difficoltà lo sorpassa, deve anche a lui prevalere per merito; a lui che di tutto può disporre, del vero al pari che del falso, del possibile siccome dell'impossibile.
Certo che la maggiore difficoltà, P impresa la più considerabile per il pittore, trasportato nelle regioni del mondo mitologico, dee essere di rappresentare agli occhi la serie di que'personaggi sì diversi di natura, di fisonomia, di carattere, di proporzioni, di età, di costume, di cui l'arte dei Greci popolò il cielo, prendendo dalla terra la varietà delle forme, per mezzo delle quali si può render sensibile ogni qualità morale , ogni idea intellettuale.
Ecco ciò che 1' Urbinate trattò con mano sicura e maestra nelle due composizioni del Consiglio e del Banchetto de' Numi, cominciando da Giove , Nettuno e Plutone, Giunone , Minerva , Diana sino a Bacco, Apollo, Ercole, le Grazie, e le Muse, senza che lasciasse mai di dare ad ognuuo di questi personaggi la sua fiso-nomia propria , le qualità delle forme, ed il grado di ideale analogo al grado di ciascuno, e, se così si può esprimere, alla misura della loro divinità.
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