Il Cominform intanto spingeva i partiti comunisti europei ad un nuovo indirizzo, più attivo in politica interna, e a riprendere energicamente la lotta per condizionare la politica dei rispettivi Paesi: (8) i comunisti italiani risposero alle direttive sovietiche attraverso il forte attivismo di piazza dell'autunno, (9) ma i vertici del PCI esclusero qualsiasi possibilità di passaggio all'azione violenta: fu lo stesso Togliatti ad affermare, nella riunione della direzione del PCI del giugno 1947, che era necessario "evitare i fenomeni di estremismo infantile e massimalista che staccano il partito dalle masse e rendono la sua azione inefficace". (10)
Allo scopo di rassicurare i ceti medi nel tardo autunno si attenuò lo slancio della base operaia (11) e la propaganda comunista lanciò parole d'ordine che inneggiavano al rispetto della legalità costituzionale e all'azione contro l'imperialismo guerrafondaio, a favore della pace internazionale; la mobilitazione intanto venne fatta confluire nello sforzo organizzativo per la campagna elettorale della primavera successiva e nella costituzione da parte di PCI e PSI del "Fronte democratico popolare", nel dicembre del 1947.
Nel gennaio del 1948 si celebrarono i congressi di quasi tutti i partiti attivi, che videro il verificarsi di contrasti interni e spaccature. (12) Le elezioni furono fissate per il 18 aprile: la campagna elettorale del 1948 "segna l'adeguamento dell'Italia al nuovo ordine geopolitico uscito dalla seconda guerra mondiale, che proprio in quei mesi si sta riconfigurando"; (13) il clima in cui si svolse e i suoi contenuti condizionarono poi il confronto politico italiano per tutti gli anni Cinquanta, durante il periodo politico del cosiddetto "centrismo", in cui la DC dominerà l'Italia con governi monocolore o in collaborazione con PSDI, PRI e PLI, contestualmente escludendo ogni possibilità di alleanza a sinistra. Anche l'assetto politico che scaturì da queste elezioni permase praticamente immutato per lungo tempo, così come i rapporti di forza all'interno degli schieramenti: un "pluralismo polarizzato" con i due grandi partiti di massa (DC e PCI) nettamente contrapposti, la terza forza di sinistra moderata (il PSI) più debole, una destra frammentata e piccoli partiti che si alterneranno nell'area di governo. (14)
* * *
(8)
In realtà la direzione staliniana non voleva scatenare una guerra, bensì consolidare la posizione dell' URSS a livello
internazionale, sulla zona di influenza sovietica, in vista di un probabile ed imminente nuovo conflitto; questa
posizione in politica estera rispecchia quella del portavoce della maggioranza del PCUS, Andrej Zdanov, e l'analisi
economica di Voznessensky, presidente del Gosplan: la politica estera avrebbe dovuto dinamizzarsi, in preparazione
del sicuro conflitto che sarebbe scaturito dall'imminente crisi economica statunitense. L'Europa Occidentale non
rientrava nella zona di influenza dell' URSS, ma il gruppo dirigente comunista sovietico contava sul "mantenimento
e sul consolidamento delle posizioni dei partiti comunisti in Italia e in Francia. Mosca orientava questi partiti
comunisti a concentrare il grosso dei loro sforzi allo scopo di contrastare l'egemonia angloamericana in Europa
occidentale. Quindi, i comunisti non ricevettero il compito di impadronirsi del potere politico o di procedere ad una
rivoluzione socialista. Il Cremlino cercò di servirsi dei partiti comunisti italiano e francese per sostenere le
iniziative internazionali sovietiche e per esercitare una pressione sui rispettivi governi." (Ibidem).
(9)
Tale attivismo fu sancito dall'organizzazione aggressiva del malcontento popolare, da scioperi, manifestazioni,
presidi, attacco alle sedi dei partiti di destra e culminò con l'occupazione della prefettura di Milano da parte di
partigiani e operai, sotto la guida di Giancarlo Pajetta. Essa fu scatenata dall'opposizione popolare alla decisione del
Min. dell'Interno Scelba di sostituire il prefetto Troilo, ex comandante partigiano, con un funzionario designato dal
ministero. La "guerra di Troilo" si risolve con la sostituzione del funzionario. (G. Galli, Storia del PCI, cit., p. 178).
(10)
Cit. in: R.Martinelli, L.R. Righi (a cura di), La politica del Partito comunista italiano nel suo periodo
costituente. I verbali della direzione tra il V e il VI congresso, 1946-48, Fondazione Istituto Gramsci,
Annali II ,1990, Roma 1992, p. 386. (Cfr anche pp. 431 e 450; Francesca Gori e Silvio Pons (a cura di),
Dagli archivi di Mosca. L'URSS, il Cominform e il PCI, Roma, Carocci, 1998, pp. 83 e ss., p. 180).
(11)
Si fa riferimento, qui, al Congresso dei consigli di gestione del novembre 1947: formalmente esso sancì la
trasformazione dei Comitati di gestione in organi classisti, espressione della classe lavoratrice (non più operaia, si
badi) "strumento di liberazione dall'oppressione capitalistica e di gestione della produzione"; ma il comitato
nazionale dei Cdg che ne scaturì sparirà presto e si stabilirà inoltre che i Cdg fossero costituibili solo nelle fabbriche
con più di 200 dipendenti: una rassicurazione, per la media borghesia. (G. Galli, Storia del PCI, cit., p. 176).
(12)
Si scindono il movimento dell'Uomo Qualunque e il PRI; il PSIUP si mentre fuoriescono dal PSI importanti
esponenti quali Matteo Lombardo, Piero Calamandrei, Giuseppe Romita. (Novelli E.– Le elezioni del
quarantotto. Storia, strategia e immagini della prima campagna elettorale repubblicana, Roma, Donzelli,
2008, p. 6)
(13)
Novelli E., Le elezioni del Quarantotto, cit., p. 111.
(14)
I risultati del voto del 18 aprile stabiliranno rapporti di forza che, con minime variazioni, resteranno costanti per i
decenni successivi: la DC, che sfiora il 50%. All'interno della sinistra, i rapporti di forza si rovesciano a favore del
PCI, ma il Fronte risulta sconfitto: con il 31 Così anche per la mappa geo-politica d'Italia: un nord-ovest industriale,
terreno di scontro tra le due aree; un nord-est cattolico dove la DC trionfa; le regioni rosse della Toscana, Emilia e
Umbria. (Ibidem).
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