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Il Quarantotto segnò in Italia la nascita delle campagne elettorali moderne, combattute da partiti di massa attraverso la mobilitazione della propria base elettorale, all'interno (e verso) una società anch'essa sempre più massificata e fotografò le divisioni che si stavano aprendo nella società e nell'arena politica italiana, esasperandole. (15) Le tematiche emerse (o ridefinite) durante tale campagna elettorale segneranno a lungo il confronto politico tra i due schieramenti, o per lo meno la loro propaganda, durante i decenni successivi, basandole sulle dicotomie comunismo-anticomunismo (con il corollario della polemica anti-sovietica) e capitalismo-anticapitalismo (che si arricchì della variante dell'anti-americanismo con l'avvio del Piano Marshall (16) e del patto dell'Alleanza Atlantica); inoltre la DC affermò la tematica religiosa della difesa della fede, al cui sostegno intervennero le stesse gerarchie ecclesiastiche e le associazioni cattoliche. La contestuale demonizzazione dell'avversario politico - orco, assassino, traditore, nemico della patria - delegittimato fino a negargli la stessa cittadinanza democratica esasperava: " (...) la visione dicotomica fra amico e nemico, figlia del nuovo ordine mondiale, che in Italia trova particolari motivi per radicarsi, e che ha come conseguenza la negazione della legittimità politica dell'avversario". (17)
(15)
A sinistra, oltre al Fronte popolare neo-costituitosi, si colloca Unità Socialista, che unisce il PSLI di Saragat e la
corrente fuoriuscita dal PSI. La DC non ricerca alleanze elettorali con i partiti più prossimi, anzi punta a una forte
concorrenza con essi e si affida nella battaglia elettorale alla forza propagandistica dei Comitati civici costituiti da
Luigi Gedda l'8 febbraio, su incarico di Pio XII. Tale struttura si collocava ai limiti delle disposizioni costituzionali e
per questo formalmente era separata dall' Azione Cattolica, sulle cui articolazioni però si basava. (Ibidem).
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