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"(...) dilemma centrale; nel campo costituzionale scelta tra libertà e dittatura; nel campo spirituale, tra salvezza e dannazione; nel campo economico, tra pane e fame; nel campo internazionale, tra America e Russia". (18)
Non a caso le metafore più comuni della campagna elettorale furono quelle belliche, mentre i militanti, nuovi protagonisti della battaglia politica, vennero organizzati in eserciti di propagandisti pronti a combattere l'avversario in ogni luogo: anche a messa! (19) La figura del propagandista diventava essenziale: militante, fortemente coinvolto dalle attività della propria parte politica, era l’ingranaggio indispensabile della comunicazione dei partiti di massa. Il Fronte poteva contare sulla somma di iscritti ai due partiti, quasi tre milioni, e una grande esperienza organizzativa, unita a militanti disciplinati e con un'alta concezione della partecipazione politica. Si consideri che il PCI mostrava già nel Quarantotto la propria particolarissima concezione della della propaganda: un atto pedagogico volto a diffondere la dottrina di partito sistematicamente, in modo quotidiano, capillare e persistente; pertanto il militante comunista veniva formato per diventare un propagandista a tutto tondo, il cui ruolo di 'agitatore' non avrebbe dovuto limitarsi al periodo elettorale. Infatti nel 1948 il PCI aveva già uno strumento di orientamento per i propagandisti, il mensile "Il quaderno dell'attivista", a cui si sommeranno: la pubblicazione "Propaganda", edita dalla Commissione centrale stampa e propaganda e "La guida del propagandista", del Fronte Popolare; e poi numerose guide, manuali e corsi accelerati da tenersi in sezione e federazione per i capigruppo propagandisti e per gli attivisti più preparati, che prevedevano approfondimenti dottrinari, prove partiche di dibattito, letture de "L'Unità" e di "Vie Nuove", direttive per l'organizzazione di comizi, conferenze ecc.
(18)
Citazione di Piero Calamandrei, Preludio al 18 aprile. (Ibidem, p. 104). Tornando alla campagna elettorale,
gli oppositori del Fronte scatenarono una vera e propria 'guerra santa' : immediatamente dopo la redazione di un
accordo elettorale volto a ristabilire un clima di confronto civile, promosso da Terracini e firmato il 19 febbraio da
tutti i partiti, la Chiesa -nella persona del Card. Schuster, arcivescovo di Milano, diede disposizioni al clero di
condannare e non assolvere chi avrebbe votato o appoggiato il comunismo. Nel tema della contrapposizione ra
comunisti e anti-comunisti, si impose uno spostamento del confronto dal piano razionale e politico a quello
religioso: diventò dirimente essere "on Cristo o contro Cristo", mentre il Fronte rispondeva (meno efficacemente)
tacciando il Vaticano di tradimento del Vangelo e dei fedeli. (Ibidem,p.75).
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