Pagina 12 di 156 |
"Nulla è lasciato al caso o all'improvvisazione: come e dove organizzare un comizio, i toni da utilizzare nelle diverse circostanze, come tenere i giornali parlati, i dibattiti, i contraddittori, le conferenze, come realizzare settimanali e giornali murali, come dialogare con leforze armate, come fare propaganda in chiesa, come parlare alle donne, in che modo distribuire il materiale e anche l'uso di film, dischi, filodrammatiche e concerti". (20)
La differente concezione della propaganda tra i due schieramenti si può verificare anche confrontando il linguaggio e i simboli utilizzati: mentre i manifesti dei comitati civici miravano a stimolare emozioni forti e a fare leva sulla paura, gli affetti famigliari, l'orgoglio (e quindi erano sono sintetici, immediati, di impatto), buona parte dei manifesti del Fronte "argomentano, spiegano, forniscono cifre, tabelle, convinti che il voto sia la risultante di un atto razionale, di una presa di conoscenza". (21)La fortissima polarizzazione pre-elettorale tra i due opposti fronti provocò conseguenze del medesimo segno anche nel campo della stampa. Con questa campagna elettorale la Democrazia Cristiana iniziava un'azione di conquista dei mezzi d'informazione, che sviluppò negli anni successivi, unitamente a quella dei gruppi economici che con essa condividevano finalità conservatrici: mentre sull'equilibrio informativo elettorale già pesava l'appoggio al governo di tutta la stampa "indipendente", la DC, che monopolizzava l'informazione radiofonica, ne fece un uso fazioso. La propaganda prese il sopravvento in una battaglia serratissima a mezzo stampa, i cui contenuti rispecchiavano la violenza della campagna elettorale. (22)
(20)
(Ibidem, p. 87). Venivano inoltre insegnati espedienti di ogni tipo, persino per trasformare le maschere tradizionali
del teatro dei burattini! Un esempio: Pulcinella poteva essere trdiventare il manganellatore di Scelba ("Quaderno
dell'attivista", aprile 1948, p. 21, Ibidem)
|