Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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"Nulla è lasciato al caso o all'improvvisazione: come e dove organizzare un comizio, i toni da utilizzare nelle diverse circostanze, come tenere i giornali parlati, i dibattiti, i contraddittori, le conferenze, come realizzare settimanali e giornali murali, come dialogare con leforze armate, come fare propaganda in chiesa, come parlare alle donne, in che modo distribuire il materiale e anche l'uso di film, dischi, filodrammatiche e concerti". (20)

     La differente concezione della propaganda tra i due schieramenti si può verificare anche confrontando il linguaggio e i simboli utilizzati: mentre i manifesti dei comitati civici miravano a stimolare emozioni forti e a fare leva sulla paura, gli affetti famigliari, l'orgoglio (e quindi erano sono sintetici, immediati, di impatto), buona parte dei manifesti del Fronte "argomentano, spiegano, forniscono cifre, tabelle, convinti che il voto sia la risultante di un atto razionale, di una presa di conoscenza". (21)La fortissima polarizzazione pre-elettorale tra i due opposti fronti provocò conseguenze del medesimo segno anche nel campo della stampa. Con questa campagna elettorale la Democrazia Cristiana iniziava un'azione di conquista dei mezzi d'informazione, che sviluppò negli anni successivi, unitamente a quella dei gruppi economici che con essa condividevano finalità conservatrici: mentre sull'equilibrio informativo elettorale già pesava l'appoggio al governo di tutta la stampa "indipendente", la DC, che monopolizzava l'informazione radiofonica, ne fece un uso fazioso. La propaganda prese il sopravvento in una battaglia serratissima a mezzo stampa, i cui contenuti rispecchiavano la violenza della campagna elettorale. (22)

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(20) (Ibidem, p. 87). Venivano inoltre insegnati espedienti di ogni tipo, persino per trasformare le maschere tradizionali del teatro dei burattini! Un esempio: Pulcinella poteva essere trdiventare il manganellatore di Scelba ("Quaderno dell'attivista", aprile 1948, p. 21, Ibidem)

(21) Si tratta quindi di manifesti spesso più lunghi, con molto testo, contenenti quasi sempre foto al posto delle immagini, in quanto più realistiche nella loro rappresentazione del reale: dimostrando come per i comunisti la propaganda tragga la propria forza dalle argomentazioni e debba convincere sul piano razionale, invece che su quello emotivo. Ibidem. (in appendice al libro del Novelli, sono raccolti molti dei manifesti della campagna elettorale del Quarantotto).

(22) P. Murialdi, Dalla Liberazione al centro-sinistra, in V. Castronovo, N. Tranfaglia, La Stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta, Roma, Laterza, 1980. La grande stampa nazionale, inizialmente sostenitrice anche della 'terza via', si adeguò alla rigidità del confronto politico, cominciando a parlare di "coincidenza (...) tra interessi nazionali statunitensi e interessi nazionali" (La Stampa, 14 marzo 1948, cit. In Novelli E., La campagna elettorale del Quarantotto, cit., pag. 63), in contrapposto alla "politica dei comunisti (..) fatta su misura per annullare definitivamente l'economia meridionale". ("Il Corriere della Sera", 20 marzo 1948, cit. in Ibidem, p. 64).