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Col passare del tempo, compromessa la “pace” politica, anche le notizie sugli eventi culturali e le recensioni vengono inquinate da "un accentuato antiamericanismo ed uno schematismo alquanto manicheo” (155) e si accentua lo sforzo propagandistico in vista delle elezioni amministrative. La pagina culturale si concentrerà quindi sul concorso letterario, le cronache cinematografiche e teatrali e la rubrica femminile della Dias. (156)
Come abbiamo potuto verificare nei capitoli precedenti, il PCI assegna importanza vitale all'opera di formazione dei propri dirigenti e degli intellettuali 'prestati alla politica' che popolano le redazioni delle pubblicazioni comuniste o che sono inseriti nell' organizzazione-partito nel secondo dopoguerra. Negli anni Cinquanta quest'opera di formazione si fa più incalzante, nel tentativo di rendere uniforme l'immagine proiettata dal partito e di mantenere l'unitarietà del messaggio politico, (1) eliminando ogni possibile voce dissonante e settaria; anche la politica editoriale del PCI si evolve in ottica difensiva: per contrastare l'aggressività governativa e conquistare settori più ampi della popolazione - e del mondo intellettuale - viene potenziato l'impegno profuso nell' organizzazione culturale, burocratizzandone le articolazioni.
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B.Bario, L'edizione genovese de “L’Unità”, cit., p. 80.
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