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L'indice della produzione industriale, che era stato di 119 nell'anno 1929, era caduto sul 60 alla metà del 1932, con una diminuzione del 50% circa. A tutte queste difficoltà aggiungasi la perdita o la decurtazione di una gran parte dei crediti americani verso l'estero, verso stati, provincie e comuni colpiti anch'essi dalla crisi e pertanto, impossibilitati a far fronte ai loro impegni. Nell'estate del 1932 il Presidente Herbert Hoover proclamava una moratoria a favore degli Allestì sui debiti di guerra. Abbiamo già visto come essi ammontavano in solo capitale a più di una metà del Debito pubblico federale, ed è evidente che la situazione americana sarebbe stata ben diversa, se i debitori europei fossero stati in grado di pagare i loro debiti.
Durante quindici anni dal 1915 al 1930 gli Stati Uniti hanno venduto all'estero merci diverse per 84 miliardi di dollari e comperato per solo cinquanta sette miliardi di dollari. Quindi un saldo a loro favore di 27 miliardi di dollari circa. Contro tale saldo a loro credito essi avevano incassato in realtà a tutto il 1930 solo 2 miliardi circa in oro. Gli Stati Uniti non incassarono in sostanza più del 10% del saldo a loro credito proveniente dalle loro esportazioni. Contro il rimanente 90%, e cioè circa 25 miliardi di dollari essi non hanno ricevuto sinora che delle promesse di pagamento e saranno fortunati se tali promesse verranno mantenute nella proporzione di un 20 0 25% in capitale, per non parlare di interessi. Tirate le somme non si comprende bene quale vantaggio l'economia americana possa aver ricavato da una simile operazione. E' comunque evidente che, nessun paese poteva sopportare una perdita simile senza risentirne gli effetti, e non v'è quindi da meravigliarsi se la crisi economia sia stata più violenta in America, Stato creditore che deve rinunciare ai suoi crediti, che non nei paesi debitori i quali fanno a meno di pagare i loro debiti. Nel settembre del 1931 la crisi finanziaria, che cominciata in Austria e passando attraverso la Germania culminava nella caduta della sterlina, provocava un nuovo ribasso nei prezzi mondiali delle materie prime espressi in oro. Essi discesero in America da una media di 124 nel 1930 a 93 nel 1932, un ulteriore ribasso del 25% circa. In nessun paese del mondo il colpo fu sentito quanto negli Stati Uniti. Lo sforzo per sostenere due anni di crudele deflazione era stato enorme, e il nuovo colpo cadeva su un organismo già stanco. La psicologia della massa cominciava a risentirne gli effetti, quegli effetti che dovevano poi degenerare nel panico bancario della fine del 1932 e del principio del 1933. Le autorità federali temettero allora che un continuo deprezzamento della sterlina pregiudicasse definitivamente la situazione, e un tentativo fu fatto, per lasciar comprendere all'Inghilterra che gli Stati Uniti sarebbero stati disposti a una forte riduzione del loro debito di guerra, se l'Inghilterra avesse subito stabilizzato la sterlina a un livello ragionevole. Tale proposta non incontrò, per allora, il favore dell'Inghilterra. |