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Purtroppo il piccolo boom della primavera e dell'estate 1933 si manifestò ben presto di breve durata. Si comprende che il timore di una grande svalutazione della moneta aveva largamente contribuito ai forti acquisti e con essi ai rialzi avvenuti nelle quotazioni delle merci e dei valori, come alla ripresa dell'attività industriale. Vi fu però immediata reazione nell'autunno dello stesso anno, la produzione industriale, che aveva toccato nell'estate il 90% del normale, ridiscendeva continuamente a un grado 70%, appena cioè un 10% al di sopra dei minimi toccati durante la grande crisi. Le quotazioni di borsa e quelle delle materie prime, seguivano pressapoco lo stesso passo e nel l'ottobre del 1933 riappariva nuovamente lo spettro della grande depressione che si era ritenuta ormai superata, con l'aggravante di una nuova profonda disillusione subita.
In questo ambiente spirituale la nuova depressione dell'autunno del 1933 poneva il Presidente degli Stati Uniti di fronte alla necessità di prendere, una decisione. O permettere che la forza intrinseca del dollaro lo riportasse verso la parità e provocasse così una nuova deflazione, o decidere se giungere invece a una svalutazione definitiva che favorendo il rialzo dei prezzi li portasse in equilibrio coi costi di produzione. |