Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


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     Purtroppo il piccolo boom della primavera e dell'estate 1933 si manifestò ben presto di breve durata. Si comprende che il timore di una grande svalutazione della moneta aveva largamente contribuito ai forti acquisti e con essi ai rialzi avvenuti nelle quotazioni delle merci e dei valori, come alla ripresa dell'attività industriale. Vi fu però immediata reazione nell'autunno dello stesso anno, la produzione industriale, che aveva toccato nell'estate il 90% del normale, ridiscendeva continuamente a un grado 70%, appena cioè un 10% al di sopra dei minimi toccati durante la grande crisi. Le quotazioni di borsa e quelle delle materie prime, seguivano pressapoco lo stesso passo e nel l'ottobre del 1933 riappariva nuovamente lo spettro della grande depressione che si era ritenuta ormai superata, con l'aggravante di una nuova profonda disillusione subita.

Definitiva svalutazione del 31 gennajo 1934.

     In questo ambiente spirituale la nuova depressione dell'autunno del 1933 poneva il Presidente degli Stati Uniti di fronte alla necessità di prendere, una decisione. O permettere che la forza intrinseca del dollaro lo riportasse verso la parità e provocasse così una nuova deflazione, o decidere se giungere invece a una svalutazione definitiva che favorendo il rialzo dei prezzi li portasse in equilibrio coi costi di produzione.
     Egli scelse lo seconda via. La domanda di dollari sul mercato internazionale rimaneva però sempre superiore all'offerta. Volendo impedire il rialzo della valuta, non rimaneva altra via che gettare grandi quantità di dollari sui mercati internazionali; non certo in cambio di altre valute estere, ancorché auree, ma fondamentalmente in precaria situazione. Incominciarono quindi gli acquisti d'oro da parte della Tesoreria Americana sui mercati internazionali, per mantenere il dollaro sulla base del 60% circa del suo valore, e sollevando le ire e le meraviglie di coloro che non ne comprendevano i motivi. Con atto 31 gennaio 1934 il Presidente, valendosi dei poteri conferitigli dal Congresso fissava il peso del dollaro oro in grani 15, 5/21 e cioè al 59,06% del suo peso primitivo di grani 25,8/10 e si operava così una svalutazione del 40,94%, che sembra il coefficiente calcolato dai Proff. Warren e Pearson per riportare il livello dei prezzi esattamente alla media del 1926 da essi considerato come un anno di normale equilibrio.