Questa è principalmente basata sull'interesse individuale in funzione dell'interesse generale; quindi invece di spingere ognuno a guadagnare il più che sia possibile il fascismo ha proposto al popolo italiano di limitare gli utili e le spese nell'interesse generale. Produrre di più e consumare meno è stata una delle direttive principali del governo fascista; così mediante il sacrificio di tutti la nazione potrà poggiare su solide basi, le quali, una volta raggiunte, segneranno l'inizio di un'ascesa generale nel benessere di tutti. Ora per consumare mano riducendo gli acquisti, era necessario ridurre il volume dal mezzi di scambio.
La deflazione è una politica di parsimonia la quale essendo una caratteristica del popolo italiano costituisce una delle premesse del regime.
Il primo atto d'una politica di deflazione deve essere diretto al raggiungimento dell'equilibrio del bilancio diminuendo le spese pubbliche. Con l'equilibrio del bilancio è inutile il ricorso al prestito.
Il ricorso al prestito è incompatibile con una politica di deflazione perché un'emissione di prestiti pubblici causando un aumento corrispondente di circolazione provoca un rialzo dei prezzi al minuto tendendo ad elevare così i costi di produzione.
Quando un possessore di redditi procede a un investimento privato egli introduce il suo risparmio nella circolazione per mezzo della produzione, ma ciò non provoca un rialzo di prezzi perché all'aumentata circolazione corrisponde un accrescimento del volume dei beni destinati allo scambio; anzi se il suo investimento è realmente produttivo esso concorre al ribasso dei prezzi, perché, coeteris paribus, la somma dei valori prodotti è superiore a quella che è stata impiegata per produrli. In tal caso vi è una vera deflazione perché il volume dei beni destinati allo scambio è aumentato in misura superiore al volume della circolazione. Se invece il risparmiatore sottoscrive un prestito pubblico i suoi fondi sono destinati al pagamento dei funzionari e dei fornitori dello Stato, aumentando in tal modo il potere d'acquisto dei consumatori e il volume della circolazione senza un corrispondente accrescimento di beni scambiabili. Inoltre tali somme, oltre a stimolare il rialzo dei prezzi al minuto aumentando il potare d'acquisto dei consumatori, sono sottratte alla loro normale destinazione che è il finanziamento della produzione, cosicché gli imprenditori, dovendo procurarsi i finanziamenti ad un tasso superiore d'interesse sono costretti per recuperare la maggiore spesa ad elevare i loro prezzi di vendita. Da ciò risulta come i prestiti pubblici siano in contraddizione colla politica di deflazione.
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