I prestiti pubblici ancora quando assumono le proporzioni raggiunte durante e dopo la guerra, gravano sul bilancio dello Stato e ostacolano per molto tempo l'attenuazione della pressione fiscale, il cui peso sull'economia nazionale può riuscire,in circostanze gravi, disastroso.
L'equilibrio del bilancio, essendo la condizione indispensabile per una sana politica finanziaria, è particolarmente necessaria in una politica di deflazione.
Per favorire il ribasso dei prezzi lo Stato deve inoltre diminuire le imposte, la cui incidenza porta sempre un rialzo nel costo della vita; la diminuzione delle entrate dovrà essere perciò compensata da una diminuzione delle spese. Questa contrazione del volume delle spese e delle entrate dello Stato è quella che costituisce la deflazione finanziaria.
Una volta realizzato l'equilibrio del bilancio e praticata la contrazione delle spese e delle entrate lo Stato potrà rivolgersi alla deflazione monetaria. Questo risultato è generalmente raggiunto stringendo i rapporti tra la moneta fiduciaria e l'oro. In Italia fu dapprima istituito il “gold exchange standard" ma questo, presentando degli inconvenienti, si sentì la necessità di trasformarlo in "gold standard" mediante la conversione delle divise oro in metallo giallo. Ma per operare una riduzione di mezzi di scambio, bisogna operare anche una restrizione sul credito.
Se le misure d'ordine finanziario, monetario e bancario sono sufficienti a realizzare una politica di deflazione, bisogna ancora assicurare il successo di questa deflazione vegliando sull'adattamento dell'economia nazionale al nuovo regime monetario.
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