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La prima soluzione che si presenta per aumentare le entrate consiste nell'aumentare le imposte esistenti. La sola idea, a cui si aspirava il sistema fiscale Italiano, prima dell'avvento del fascismo, era quella del socialismo; poco a poco davanti alle imperiose necessità i marxisti vedevano compiersi le loro dottrine fiscali. Un uomo carico di debiti e di bisogni è generalmente propenso ad ascoltare i consigli di coloro che lo stimolano a spogliare gli altri. Lo Stato italiano trovandosi allora in condizioni simili non era insensibile alle sollecitazioni marxiste e gradualmente espropriava i patrimoni dei suoi contribuenti. Tutte le imposte dirette rivelavano le condizioni di spirito dei governi socialisti, miranti a riempire le casse che erano sempre vuote. Il sistema fiscale comprendeva quattro grandi imposte: un'imposta sul reddito, un'imposta sul capitale, un'imposta sulle successioni ed un'altra sui benefici di guerra. Ora a parte la giustezza di alcune di queste imposte, il carattere socialista si rivelava nel modo di applicazione delle imposte stesse. Così per esempio l'imposta sul reddito era caratterizzata da una omissione e da una aggiunta: omissione per il salario degli operai, aggiunta per i redditi dei titoli mobiliari. Ma dove il socialismo si rivelava nel suo vero carattere era nell'imposta sulle successioni. L'imposta di successione si componeva di tre tasse: la tassa principale, proporzionata al valore dell'eredità; una tassa di trascrizione di proprietà; infine una tassa supplementare, proporzionale ai redditi dell'eredità. Nell'insieme queste tre tasse portavano alla confisca totale e qualche volta raggiungevano anche l'aliquota del 102,75 %. |