Allora anche i costi comparati perdono la loro efficacia. Se, in condizioni normali, a I conveniva, per comperare B da II, spedire la merce C in III, e incaricare quest'ultimo di fargli avere la merce B da II, perché, in quel momento, C era pagato a più alto prezzo in III anziché in II, tutto questo movimento nelle nuove condizioni resta paralizzato: e i costi si alterano.
In questo stato di cose il riporre una singola moneta in ordine, cioè ad un rapporto fisso con l'oro, costituisce forzatamente un problema insolubile, perché era impossibile determinare il numero ed il valore delle "variabili" internazionali.
Era quindi evidente che, con un simile movimento mutevole, i costi comparati non funzionassero: ad ogni modificazione monetaria del paese con cui si avevano relazioni di scambi, tutto l'apparato dei costi comparati mutava. E siccome la produzione esige immobilizzi di capitali che non si possono poi più smobilitare senza perdite, era logico che, ad ognuna di queste convulsioni, si facesse fronte col provvedimento di emergenza della chiusura delle porte doganali, ossia con una estensione dell'autarchia. E, a mano che l'autarchia ai faceva più estesa e impegnava forti ospitali fissi, diveniva perfettamente inutile tenere pel solo uso interno una moneta costosa. Ricardo in questa materia aveva detto da un pezzo l'ultima parola.
Peraltro l'odierna struttura del mondo capitalistico è così gigantesca, differenziata e, sotto l'aspetto tecnico, così rapidamente innovatrice e progressiva, che ritorna difficile ad ogni singolo paese di seguire i perfezionamenti industriali senza far ricorso al movimento internazionale dei capitali. Una trasformazione tecnica importante significa svalutazione rapida dei capitali precedentemente immobilizzati e bisogno di larghi capitali nuovi per gli ulteriori immobilizzi.
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