Non sulla base attuale dei costi comparati delle merci che si permutano, perché fu appunto in causa della rottura di tali costi che gli scambi non procedono più.
Son sulla base dei nuovi prezzi, perché gli effetti su di essi delle nuove modificazioni monetarie costituiscono una incognita.
Non su una ipotesi ben fondata degli effetti che le nuove modificazioni dei valori monetari avranno sui costi "comparati" dei prodotti dei vari paesi, perché i costi definitivi non possono determinarsi se non dopo un certo periodo di aggiustamento.
Non sull'andamento precedente delle bilancie dei pagamenti; perché queste erano allora ciò che erano, dato appunto che lo squilibrio aveva messo gli Stati nella situazione di non farla funzionare.
Il colmo dell'assurdo, poi, sarebbe il parlare di allineamento, e contemporaneamente continuare a tenere quattro o cinque qualità di monete, a seconda dei servizi che sono destinate a rendere (ostacoli all'importazione, premi all'esportazione, prezzi particolari per i visitatori stranieri, premi larvati a talune produzioni e così dicendo). Assurdo, perché tali speciali monete hanno precisamente per scopo di sottrarre agli effetti dei cambi taluni prodotti e servizi, sia all'importazione che all'esportazione: con che si altera ad arbitrio tutta la bilancia del pagamenti.
Sino a quando tutte queste numerose e gravi incertezze dominano il mondo economico, gli Stati a valuta debole saranno altresì minati dalla fuga dei capitali, la quale al verifica oggi più che mai su larga scala malgrado tutti i divieti governativi. Avviene in questa materia ciò che da oltre due secoli gli economisti avevano notato a proposito dei dazi proibitivi all'entrata delle merci estere: il dazio proibitivo elevato costituisce un forte premio alla "industria" del contrabbando. Piuttosto, quando rilevano una "fuga" di risparmi, gli uomini di governo dovrebbero passare ad un obiettivo esame delle cause, per meglio combatterle con misure appropriate.
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