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Una veduta del Castello di Besozzo
Questi Adamoli erano di origine Comasca, imprenditori serici emigrati a Varese, all'inizio del '600; un ramo si era stabilito alla fine di quel secolo a Lione diventando banchieri (uno ebbe ben 16 figli), e negli anni 80 del '700 uno di essi rientrò in Italia (da questa circostanza nacque la notizia, riportata in una pubblicazione degli anni 50 sulla storia di Besozzo, che erano di origine francese) ed i figli si stabilirono a Milano e Torino. A Besozzo i familiari di Giulio Adamoli giunsero all'inizio dell'800, prendendo dapprima in affitto dai conti Besozzi sia i terreni che il castello, ed in seguito diventandone i proprietari. La famiglia giunge da Varese e si insedia nel castello di Besozzo Superiore intorno al 1820: qui Domenico ricoprì la carica di sindaco, mentre il figlio Giulio fu, in tempi successivi, consigliere comunale, portando il respiro dell'aria risorgimentale, con le novità provenienti dall'estero.
Fu questa una famiglia dai profondi sentimenti patriottici, e dei suoi illustri componenti Besozzo conserva imperitura memoria, grazie alle due lapidi in bronzo presenti nel palazzo comunale, che raffigurano gli Adamoli.
Eretto dai Longobardi, il castello ospitò più volte Giuseppe Garibaldi, ed è rimasto nella proprietà dei discendenti degli Adamoli sino agli anni ottanta del novecento, quando la moglie di un nipote decise di vendere il castello con tutto il suo preziosissimo contenuto, che in gran parte andò malauguratamente distrutto. Ma di questo si accennerà brevemente in seguito.
(1) Sito istituzionale del Comune di Besozzo: Besozzo tra storia e monumenti
Facciata del Palazzo Adamoli di Besozzo
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