Giulio Adamoli

Il Castello di Besozzo
(seconda parte)





Camicia del corpo dei "Carabinieri di Genova" appartenuta a Giulio Adamoli









        Le interessanti notizie sul castello mi sono state recentemente riferite dal Dottor Augusto Fichtner di Besozzo che, nato e cresciuto proprio in una delle case poste a ridosso del castello originario, ha frequentato nel passato la storica abitazione, legandovi, nella suggestiva atmosfera degli ambienti del castello, alcuni dei suoi più bei ricordi giovanili, . Riferisce egli che "da ragazzo il castello con il suo parco è stato il teatro dei miei giochi, perché un figlio del custode era mio coetaneo ed andavamo a scuola insieme; ricordo che in una delle sale d'armi vi era un enorme armadio a vetri, con esposti dei bellissimi costumi turchestani ed io mi divertivo a calzare gli stivali con le punte rivolte all'insù. Vi erano altri armadi, chiusi a chiave, che seppi in epoca recente contenere le divise di Giulio Adamoli da: Carabiniere di Genova, da Garibaldino, da Granatiere di Sardegna".


In divisa del corpo dei
Carabinieri di Genova

    

In divisa da caucaso
durante una spedizione

        Con Fichtner sono venuto in contatto per la sua ricerca del più noto dei libri scritti da Giulio Adamoli, "Da San Martino a Mentana", testo considerato uno dei contributi più notevoli nella memorialistica garibaldina. Nel libro viene riferito che durante la primavera del 1862 Garibaldi, in occasione della sua visita in Lombardia, preferì essere ospitato nel castello di Domenico Adamoli, il quale sposò la causa patriottica nel corso delle battaglie risorgimentali, ed ebbe l'onore di una sincera e duratura amicizia da parte del Garibaldi.
        Apprendo dal mio corrispondente che Giulio Adamoli ebbe tre figle: una di esse andò in moglie ad un medico e non ebbe figli, un'altra fu sposata con l'industriale Brioschi e da loro nacque un figlio, che Fichtner ha conosciuto: questi viveva tra Milano e Besozzo e nel piccolo paese del varesotto dava scandalo per la sua condotta dissoluta. Negli anni sessanta egli andò in America, dove scomparve. Sposato e separatosi dalla moglie (sembra perché questa gli avesse dato solo una figlia femmina), quest'ultima negli anni ottanta decise di vendere il castello, con tutto ciò che si trovava dentro le sue mura. Materiale preziosissimo: le divise di cui il Fichtner mi ha riferito, i moltissimi documenti, la biblioteca di circa trentamila volumi, accuratamente catalogata (i volumi che restano recano sul frontespizio lo stemma Adamoli e la relativa collocazione). Ebbene, questo prezioso materiale in gran parte venne distrutto quando il castelllo fu venduto: svariati bauli del seicento-settecento-ottocento pieni di documenti finirono nella discarica, e le divise di cui ho riferito furono tutte bruciate, compresa una papalina (chi commise questo scempio non fu l'acquirente del castello, bensì una persona che ne era entrata in possesso in modo legittimo, e che possiede attualmente molti altri documenti degli Adamoli). E' rimasta solo la camicia di un corpo che fu chiamato "Carabinieri di Genova", e che fu indossata da Giulio Adamoli durante la spedizione dei Mille. Di questa camicia resta un solo altro esemplare, che non è in condizioni eccellenti come quella esistente a Besozzo ed è conservato nel Museo del Risorgimento di Genova.


    


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