Nato a Besozzo il 29 febbraio 1840 da Domenico, nel 1857 si era iscritto alla facoltà di matematica dell'Università di Pavia: di qui datano l'affettuosa amicizia che sempre lo legò alla famiglia Cairoli, particolarmente a Benedetto, e le sue prime esperienze patriottiche.
Partecipò alla guerra del 1859 come volontario nel I reggimento "Granatieri di Sardegna". Sottotenente, nel gennaio 1860 rassegnò le dimissioni dall'esercito raggiungendo nel maggio Garibaldi in Sicilia con la spedizione organizzata da A. Bertani e guidata da C. Agnetta; fece tutta la campagna, distinguendosi negli scontri di S. Leucio e S. Angelo. Finita la spedizione si dedicò all'ingegneria, entrando nell'impresa costruttrice della ferrovia Milano-Pavia. Ma nel 1862 era di nuovo con Garibaldi ad Aspromonte; nel 1866, col battaglione dei bersaglieri lombardi, combatté a Vezza d'Oglio, guadagnando una medaglia d'argento. Appena finito il conflitto, compì un breve viaggio politico negli Stati Uniti con le lettere di presentazione di Mazzini e di Garibaldi. Nel settembre 1867 fu a Ginevra con Garibaldi al congresso della pace; e, nello stesso anno, partecipò alla spedizione di Mentana.
Dal giugno 1869 all'ottobre 1870 compì un viaggio nelle steppe dei Khirghisi e nel Turkestan, per studiare i sistemi di allevamento del baco da seta. Nel 1876 si recò nel Marocco, sotto gli auspici della Società geografica italiana, per lo studio della situazione economica di quel paese e l'eventuale impianto di fattorie commerciali sulla costa atlantica. Passato alla vita politica, nello stesso anno fu eletto deputato nel collegio Gavirate-Luino, al posto di G. Ferrari (XII legislatura); alla Camera fu vicino a G. Zanardelli e A. Bertani.
Stabilitosi poi a Roma, fu consigliere (1877-87, 1895-97, 1901-04) e vice-presidente (1887-95) della Società geografica italiana, favorendo le spedizioni africane di O. Antinori, R. Gessi e P. Matteucci.
Dal 1893 al 1896 fu sottosegretario agli Esteri nei ministeri Crispi e il 19 novembre 1898 fu nominato senatore. Dal 1907, per un ventennio, fu commissario della Cassa del debito pubblico in Egitto, favorendo gli interessi della colonia italiana e compiendo viaggi lungo il Nilo e nel vicino Oriente. Si dedicò anche a studi di ingegneria portuale.
Dei suoi scritti meritano particolare rilievo i due volumi di memorie, Da San Martino a Mentana (Milano, 1892), che occupa un posto notevole nella letteratura autobiografica garibaldina, ed Episodi vissuti (articoli in buona parte usciti in Nuova Antologia, dal 1873 al 1922, e raccolti da G. A. Esengrini, con prefazione di P. Boselli, Varese 1929), interessante per le relazioni geografiche e la vivace rievocazione della vita parlamentare del tempo.
Morì al Cairo il 25 dicembre 1926.
BIBLIOGRAFIA
- G. Oddo, I mille di Marsala, Milano 1863, p. 464;
- G. Stiavelli, Garibaldi nella letteratura italiana, Roma 1901, pp. 195-197;
- G. Castellini, Pagine garibaldine, Torino 1909, pp. 146 ss.;
- A. C[rippa], Sen. Gran Croce Giulio Adamoli, in La Lombardia nel Risorgimento italiano, XII (1927), pp. 144-145;
- C. Spellanzon, Mondo politico di un tempo che fu, in Riv. d'Italia, XXX (1927), pp. 716-731.
L. GASPARINI
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