Vezzena di Levico, 24:
Nei primi giorni della guerra la Brigata Ivrea - 161.o - 162.o -
dal Piemonte si trasferiva nell'Altopiano dei Sette Comuni per
trattenere l'invasione nemica.
Sulla linea delle montagne Marcai, Costesin, vallame del Fontanon
di Vezzena, Brusolada verso Campo Rosà di Rotzo, il comandante
generale Vittorio Murari Brà dispose la difesa.
E dal Costesin, una montagna ripida e brulla, attraverso il
Fontanon, su per la Brusolada, il generale fece costruire una
poderosa trincea in cemento contro la quale cozzarono poco dopo
le orde dei nemici, lanciati all'invasione dell'Altopiano.
La battaglia fu una delle più accanite.
Il nemico dovette trincerarsi a circa mezzo chilometro dalla
linea Murari Brà, e la Brigata Ivrea compì epiche gesta
coprendosi di gloria.
Soverchiata dal numero preponderante, grazie il sacrificio di un
manipolo di leggendari eroi, la brigata poté ritirarsi in buon
ordine, senza nulla lasciare al nemico, che l'arrestò
nell'inseguimento temendo un contro attacco.
Ora si commemorano le glorie della Brigata Ivrea inaugurando un
monumento che sorge presso il rudero della testata del trincerone
sul Costesin, a pochi passi dalle sorgenti del Fontanon.
L'inaugurazione
Arrivano da Levico, da Schio, da Trento, da tutti i Sette Comuni,
dalle città vicine autorità, reduci, associazioni: giungono con
tutti i mezzi di trasporto.
Di mano in mano che arrivano le rappresentanze Cunico Amedeo di
Asiago e il valoroso colonnello Rossi le dispongono attorno al
monumento.
Giungono, tra clamorosi applausi, le bandiere del 161.o-162.o
circondate dal maggiore Rolando, dal capitano Caputo, dal tenente
Boruglia e da un gruppo di sottoufficiali e soldati dell'Ivrea.
Le rappresentanze
Attorno al monumento prendono posto tutte le rappresentanze dei
Sette Comuni con bandiera, sindaci ed assessori, la Pro Asiago,
la Società Sportiva, Stefano Bonifaci per i mutilati e invalidi
di Vicenza, il Tiro a Segno, la Società di Mutuo Soccorso, le
Società operaie, il Presidente del Consorzio dell'Acquedotto cav.
Antonio Frigo, i Fasci di Asiago e di Schio, il Club Alpino di
Schio, le musiche di Gallio, di Asiago e del 57. fanteria che ha
sede a Vicenza con una compagnia di fanti, ufficiali mutilati e
reduci dell'Ivrea, Carle Antonio Pres. dei mutilati di Asiago, i
due gloriosi ciechi Corona Adolfo di Crescentino di Novara e
Ruggerone Ettore di Gattinara, madri e vedove di guerra, il
Comune di Levico al completo col Sindaco Goio e bandiera, i
generali Murari Brà, Franchi della Brigata Umbria, Acquaroni,
Sozzani, Boriani comandante la divisione di Padova, i col.
Ferretti Federico, il maggiore Cappa, il maggiore Razzetti, i
capitani Evangelisti, Ruffoni, Strada, Muzzati, Zovin, Valesan,
il cappellano dell'Ivrea più volte decorato Don Perlo Enrico,
curato di S. Agostino di Torino ecc.
Il monumento
Il monumento è opera del prof. Menozzi Giuseppe di Casteldario
Mantovano.
L'opera muraria dei fratelli Stella di Asiago.
Complessivamente è alto metri tre e 70. Esso consiste in una
magnifica figura di guerriero alto metri 2.30, nudo, avvolto nel
sudario con una clava in mano a simboleggiare la forza.
Sul frontone superiore è inciso: "Il Rudero che sta a
fianco è la testa di una trincea in cemento costruita nel 1915
dal 162.o regg. Fanteria".
Sotto al guerriero, su di una lapide di marmo nero è la parte
epigrafica e la dedica. E' scritto:
"La Brigata Ivrea - dalle dure fatiche non mai doma - forte
e salda in campo - nel fato avverso più fiera e tenace - dopo
quattro anni di epiche gesta - al nemico - affine fiaccato -
sulle ossa esultante dei suoi prodi - dettò anch'essa - il
trionfo del diritto d'Italia".
I superstiti della Brigata Ivrea del 205.o regg. Fant., la
fondazione 3 Nov. 1918, della 1.a Armata - alla sacra memoria -
degli eroi caduti nel 1916 a Costesin - del 156.o regg. Fanteria
"Brigata Alessandria", 205.o regg. Fanteria "Brigata
Lambro", del 1.o Battaglione della R. Guardia di Finanza,
del 41.o regg. artiglieria da campagna, della 25.a-26.a batteria
del 3° regg. Montagna, dell'artiglieria da fortezza, delle
compagnie 15, 16, 22, 53, del 1° regg. Genio, dei forti
lavoratori civili morti sulla prima linea - soldati del lavoro -
con orgoglio - con imperituro affetto - pietosamente dedicano -
24 Settembre 22"
In un medaglione di marmo a sinistra è scolpito il Castello
d'Ivrea: a destra in un altro medaglione è inciso:
"1915-16 - Fr Trentino - Varagna - Costesin - 1916 Carso -
Vallone - Oppachiasella - 16-17-18 - Macedonia q. 1050".
La messa da campo
Sono le undici quando comincia la cerimonia.
Il cappellano dell'Ivrea celebra, davanti al monumento, la messa
da campo.
I discorsi
Appena finita la Messa, il cappellano dell'Ivrea pronuncia un
nobilissimo discorso tra un religioso silenzio e destando nella
folla fremiti di commozione.
Una vedova di guerra
La signora Chinaglia Benedetta - ch'ebbe un figlio e il marito
morti in guerra, presidentessa dell'associazione delle vedove di
guerra di Torino, dice:
"Combattenti, soldati d'Italia! Parlo per tutte le mamme
ch'ebbero figliuoli morti in guerra e per le Vedove: noi vedemmo
partire i nostri sposi, i nostri figli per la guerra in silenzio;
in silenzio abbiamo sofferto l'annuncio che più non sarebbero
ritornati; ma quando dai disfattisti si spargeva la voce che il
sacrificio era inutile, allora si sentiva il dolore sovrumano.
Ma non era vero!
Benedetti i morti per la Patria! Benedette le madri e le spose
che diedero i loro cari alla Patria!
Altri discorsi
Parlano poi il mastro Nicolazzi di Rotzo, l'avv. Rossi Raffaele a
nome dei mutilati della Brigata Ivrea, l'avv. Luigi Maccari di
Torino, Carli Modesto per Asiago, il capitano degli alpini
Silvagni Valentino che ebbe due fratelli morti, decorati due
volte.
Il discorso del cav. Frigo
Parla poi il cav. Antonio Frigo sindaco di Roana che fra l'altro
dice:
"L'affettuoso saluto a Voi o baldi e generosi Fanti della
Brigata Ivrea. Abbiatevi la nostra perenne e profonda
riconoscenza. Oggi e sempre imperituro sarà il ricordo delle
epiche gesta che contesero questo nostro martoriato altipiano
all'irruenza dell'invasore, infrangendone la tracotanza.
La tenace resistenza che opponeste ai colpi immani delle
mostruose macchine austriache, segnò il passo della riscossa che
rifulse immediata e doveva rifulgere perché il petto di ogni
Italiano rinserra quell'indomito patriottismo che non cede di
fronte a chi la Patria vuol calpestare.
Sia Gloria a Voi!
Sembra ieri il maggio 1915, che vide salire queste storiche rupi,
insanguinate dagli Eroici Fanti che dovevano scrivere una delle
più belle pagine nella storia dei fatti d'arme dell'altipiano.
Il cuore di ogni nostro alpigiano batteva fidente, sicuro che la
nostra terra petti più validi non poteva toccare per la sua
difesa.
Non vi siete smentiti, nonostante l'avversa sorte.
Superiori foste al destino e dimostraste all'irruente invasore di
essere degni Figli di Coloro che fecero la nostra prima
indipendenza.
L'Eroico Piemonte ha ritrovato in Voi l'animo sublime dei
Veterani che videro le immortali Glorie del 48, del 59 e del 60.
Inchiniamoci reverenti alle Gloriose Bandiere della Valorosa
Brigata Ivrea che ancora una volta sventolano nelle aure dove
animarono alla Vittoria le balde schiere.
Gli spiriti dei vostri eroi immortali aleggiano d'intorno e
formano ancor oggi quella schiera titanica che nel Maggio 1916
rese perplesso l'invasore.
Esultate eroici Figli del Piemonte, il vostro estremo sacrificio
e quelli degli innumeri figli di ogni regione, non andò perduto,
la forte gente d'Italia non declina.
Con l'austera cerimonia odierna sia il nostro tributo di
riconoscenza agli indimenticabili morti, e l'ideale per cui Essi
s'immolarono sia il nostro Ideale e quello delle venture
generazioni d'Italia.
Il Sindaco di Levico
- finalmente italiana - sig. Goio, è ascoltato con religiosa
attenzione.
"Benedetto voi, o morti, e voi reduci, e tutti voi
combattenti che ci avete redenti. A voi dobbiamo la nostra libertà!
A voi dobbiamo se la Nazione feroce che governava con la forca fu
battuta.
E' con grande orgoglio, o signori, che io prenda in consegna il
monumento. Ne avremo tutte le cure e il più profondo rispetto.
Sarà la meta di noi tutti e narreremo ai nostri figli la
grandezza d'Italia!
Viva la Brigata Ivrea!
Viva l'Esercito Italiano!
Scoppiano grida di Viva Levico.
Il Generale Brà
Da ultimo parla il generale Brà.
Ricorda le storiche giornate, le lotte titaniche, l'eroismo di un
manipolo di leggendari fanti che trattennero il nemico fino a che
il 161 e il 162 si ritirarono dal Costesin.
Termina mandando saluti di grazie e di riconoscenza a tutti gli
intervenuti.
La sfilata
Tutti gli oratori furono assai applauditi.
Finiti i discorsi si ricompone il corteo, mentre le bande suonano
inni patriottici.
La banda del 57 suona l'inno del Piave mentre truppe,
combattenti, mutilati, reduci, autorità, sfilano davanti ai
generali.
Quindi il corteo si scioglie.