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a cura di Federico Adamoli


Il podestà che salvò gli ebrei


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     Come sappiamo, la Chiesa ha fatto tanto per aiutare gli ebrei; se giustamente possiamo criticare la posizione ufficiale del papa che poteva probabilmente dire di più, non c’è dubbio che le chiese locali, i cardinali, i vescovi, i semplici parroci hanno aiutato in tanti casi ebrei, come nel caso di mia madre, mio fratello, mia nonna e la fedele Gilda che pur non essendo ebrea non ha voluto lasciare la famiglia. Loro furono accolti in un convento da una persona che è stata poi nominata Giusto tra le Nazioni, e si sono salvati.
     Queste due persone che avevano perso per un motivo o per l’altro il coniuge e tanta speranza nella vita hanno messo insieme le loro vite, si sono sposati e nel maggio del 1948 sono nato io, e, come spesso dico, e come ho detto anche stamani, credo di avere dato il meglio di me nascendo, perché vi potete immaginare cosa abbia rappresentato la mia nascita per una coppia che dopo le tristi vicende aveva forse perso speranza nella vita e nel futuro. Ma di questo non è che si debba parlare ora.
     Concludo il mio intervento sulla figura di Umberto Adamoli, che non conoscevo. Quello che ho sentito dire dal sindaco circa il precedente di generosità, nell’offrirsi in cambio di tanti concittadini che per la solita rappresaglia nazista potevano rischiare la morte, fa comprendere che egli già aveva dimostrato in questo modo la sua nobiltà nell’aiutare il prossimo. Se qualcuno potrebbe anche dire che in fondo rientrava nei compiti, se così si può dire, di un podestà, attaccato alla propria popolazione, è indubbio che nel caso degli ebrei c’è il gesto di grande umanità, un gesto che lo ha messo a rischio sicuramente, perché con i nazisti non si scherzava, dato che avevano una grave sfiducia negli stessi fascisti. Quindi il negare le liste poteva essere veramente un caso di accusa grave nei suoi confronti, se non addirittura di morte. E qui appunto si vede l’uomo, a prescindere dalle convinzioni politiche, probabilmente un vecchio militare che aveva un’idea della lotta dignitosa, e non bestiale come era stata trasformata dai nazisti e dai fascisti della repubblica sociale.