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Conclusione
[95] Non ho scritto queste memorie, come agevolmente si desume dalla
lettura, che su quegli avvenimenti di maggiore importanza,
svoltisi nel territorio del comune o nelle sue vicinanze, che più
direttamente mi riguardano, o a me noti, o da me controllati.
Memorie che rappresentano, pur nella loro semplicità e brevità,
uno dei momenti più complessi e tragici, forse, della storia
teramana. Occorrerà tener presente, nel valutare gli eventi
trattati, che bastava, allora, un atto affrettato, una reazione
non ponderata, anche se generosa, per esporre la città e i
cittadini, di qualsiasi età e di qualsiasi condizione, alla più
sanguinosa rappresaglia, di cui i Tedeschi possedevano, per
tradizione, la brutale capacità.
Pareva come se si camminasse, in quel burrascoso tempo, nelle
vicinanze di una polveriera, con una fiaccola accesa Bastava una
piccola scintilla per provocare lo scoppio e le più dolorose
distruzioni.
Molte delle nostre belle cittadine, di là del Pescara, ove
l'uragano era passato, piangevano già, vittime appunto di atti
inconsulti e della feroce reazione, sulle proprie rovine, su i
propri morti. Ad altre, per le stesse ragioni, era riservata la
stessa sorte, di là dal Tronto.
Brevi memorie, queste, che potranno, però, essere ampliate da
altre persone, con quelle altre notizie di quell'altra vita
vissuta, nello stesso periodo di tempo, ed anche dopo, in altre
località, in altre vicissitudini, in altri pericoli. Anzi,
sarebbe ciò necessario, specialmente da parte dei partigiani,
per far sapere ai non presenti, con un quadro completo degli
eccezionali eventi, che il buon popolo pretuziano, pur in momenti
così turbinosi, sapeva tener fede alle sue tradizioni. Da parte
anche dei partigiani, di quei puri s'intende, ai quali ho voluto
lasciare l'onore di scrivere, per la nostra storia, nella vivezza
dei fatti e nella luce della verità, le loro memorie.
[96] Sempre geloso si è adunque dimostrato questo popolo della sua
dignità, del suo onore, della sua libertà, sempre forte, in
tutti i cimenti. Forte con la legione di Caio Claudio Nerone, sul
Metauro, e forte con le altre legioni, oltre le Alpi e oltre il
mare.
Forte nel rintuzzare, nella sventura, la violenza dei barbari
invasori, è forte, nella santa riscossa, nel concorrere a
liberare, la bella penisola, dalle malefiche arpie, che la
infettavano. Forte nelle ultime guerre, elevando ancora alto il
nome per intrepidezza e fedeltà.
Questo debbono sapere i nostri nepoti, ansiosi di frugare, forse
nel passato, per conoscere l'opera resa, nei difficili eventi, da
una delle più tormentate generazioni, quale è stata la nostra.
Generazione che ispirandosi, appunto, al passato glorioso,
guardando fiduciosa verso l'avvenire; continuava, imperterrita,
nell'epica lotta iniziata, per la liberazione, dai grandi padri.
Continuava, come in una festa, a riempire di sangue e di eroi, la
tormentata via, in fondo alla quale splendeva altra meta, umana e
bella, riperduta quando pareva già raggiunta.
Sappiano comprendere i lontani nepoti, con la storia, le nostre
ansie, i nostri sforzi, le nostre sofferenze, i nostri sacrifici
per procurare loro, entro le tradizionali virtù, con un nome più
chiaro, condizioni migliori di vita.
Ma sappiano pure innalzare agli avi gloriosi, anche se talvolta
sfortunati, il canto che li dovrà rendere venerati nella
ricordanza, luminosi nel poema della patria santa.
FINE
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