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Fiamme sulla vetta
[93] Mentre le manifestazioni per la liberazione finivano, si compiva
un atto molto significativo, sfuggito forse ai più. Le bandiere
delle nazioni unite, issate con la nostra in segno di festosa
solidarietà, per qualche tempo si ritiravano.
Molto sensibili i cavallereschi nostri nuovi alleati!
Per qualche giorno restava, così, sola la nostra bella bandiera,
a palpitare nella serenità del nostro cielo.
Sola rimaneva quella bandiera, che consacrata nel sangue delle
lotte e delle rivoluzioni, accompagnava l'Italia, quando,
risvegliata, si metteva in marcia verso il suo nuovo destino.
Quella bandiera che se, nelle sue vicende, era stata costretta a
ripiegare su i funesti campi di Novara, risventolava, poi, più
bella su i trionfi di S. Martino e sul sacro Campidoglio, luce
del mondo.
Se altri popoli potranno superare, per vastità di territorio e
potenza di ricchezza, il popolo rappresentato dal fatidico
tricolore, nessuno mai lo potrà superare, come è confermato
nella storia, per intelligente operosità, profondità di
pensiero, forza di genio.
Sola, quindi, come sacro diritto, dovrà rimanere la nostra
bandiera, e sola la nostra Italia Sola nelle sue istituzioni,
nella sua fede, nelle sue creazioni, nella sua missione; sola
nelle sue pene e nelle sue glorie.
[94] La storia, nella evoluzione e nella volubilità, s'intreccia di
lieti e di dolorosi eventi. Le vette degli ideali umani, che sono
molto in alto, che affannano i popoli eletti, si raggiungono
soltanto a costo di molti sacrifici, a prezzo di molto sangue.
Il salitore, forte nel fisico, saldo nei propositi, sfida anche
la bufera, che talvolta gli urla spaventosa d'intorno. La supera
talora. Non sfugge tal'altra, per uno sciagurato sviamento, alla
valanga, che lo travolge e lo ricaccia, malconcio e con scarse
speranze, in fondo valle.
Anche l'Italia, malgrado il baratro, entro il quale, per avversi
eventi, è ancora una volta caduta, ritenterà la salita, verso
quella vetta di luce, segnata ad essa, sin dai tempi più oscuri,
dal divino destino. E risalirà, come ebbe a risalire, con Roma
dopo Canne; come ebbe a risalire trionfalmente, dopo Novara, dopo
Caporetto, e come dopo Adua nella luce di Addis Abeba.
Non lo dimentichino quei popoli, che si svegliarono dal secolare
torpore ed acquistarono diritto di vita, nelle leggi di Roma. Non
lo dimentichino quegli Italiani, che, per uno sciagurato
sviamento, battono altra strada, adorano oggi l'insegna non
latina, dal colore di sangue.
Teramo, afflitta ma non depressa, ritrovata sè stessa, una volta
ancora accompagnerà, nel difficile cammino, con tutte le forze,
con tutto l'antico amore e valore, la sua grande dolorante madre.
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