Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     Crepuscolo serale. Nel cielo che incupisce volteggia un Farman. A Casarsa lunga tappa. Si aggiungono al nostro treno vagoni di artiglieri. Un vagone scoperto porta un cannone di proporzioni spettacolose. È tutto circondato di fronde verdi. Uno dei serventi agita una grande bandiera tricolore. Entusiasmo generale. Saluti fra i soldati delle varie armi. Udine — quando vi giungiamo alle 19 — è buia. Interminabili treni per i rifornimenti sono immobili lungo chilometri e chilometri di binari. Quale somma enorme di sforzi richiede il rifornimento e vettovagliamento di un esercito che combatte! Cividale. È notte alta e non vedo nulla. Ci rechiamo agli accantonamenti. Capito coi miei amici nel solaio di un contadino. Sonno profondo.

     14 Settembre.
     Sveglia alle cinque. Sento che le mie ossa sono un po' ammaccate. Un'ora di marcia, con uno zaino che pesa trenta chili, mi rimetterà in forma. Siamo nel cortile dell'accantonamento e attendiamo l'ordine di partire per Caporetto. Un bambino attraversa la strada gridando:
     — Un aeroplano! Un aeroplano! — C'è infatti un velivolo austriaco, altissimo. Immediatamente entrano in azione le batterie antiaeree. Si ode distintamente il loro crepitio. Le nuvolette verdognole degli shrapnels punteggiano l'orizzonte.
     Ma il velivolo nemico, che si è tenuto sempre a una quota altissima, torna indietro.
     Cividale: città simpatica. D'interessante: il monumento ad Adelaide Ristori. Qui più ancora che a Udine si ha l'impressione della guerra vicina. File interminabili di camions automobili e di carri d'ogni specie vanno e vengono incessantemente.