Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     Alle dieci è incominciata l'azione. Ecco il pam secco e fragoroso dei fucili italiani. I fucili austriaci affrettano il loro ta-pum. Le «motociclette della morte» incominciano a galoppare. Il loro ta-ta-ta-ta ha una velocità fantastica. Seicento colpi al minuto. Le bombe a mano lacerano l'aria. Dopo mezzanotte il fuoco è di una intensità infernale. Razzi luminosi solcano ininterrottamente il cielo, mentre si spara disperatamente su tutta la linea. Raffiche di pallottole scrosciano sulle nostre teste.
     — A terra! A terra! — si grida.
     Ma io debbo alzarmi per cedere il mio posto a un ferito che ha le braccia massacrate dallo scoppio di una bomba. Mi chiede con voce lamentosa dell'acqua, ma il soldato portaferiti mi prega di non dargliene. Copro il ferito con la mia coperta di lana. Fa freddo. Dopo mezzanotte una esplosione formidabile ci fa balzare in piedi. Una mina austriaca ha fatto saltare parte del cocuzzolo occupato da un plotone dell'8a compagnia. Un grande baleno solca il cielo tempestoso e un boato profondo riempie la valle. Passano altri feriti lievi che si recano senza aiuto al posto di medicazione. Il fuoco di fucileria diminuisce. Verso l'alba cessa. La prima notte di vita in trincea è stata movimentata ed emozionante. Di buon mattino, i nostri cannoni tempestano di proiettili le posizioni nemiche. Poi, anche i cannoni tacciono. Nella valle è la nebbia. Sulla cima dove ci troviamo, il sole. Nell'accampamento, il silenzio pieno e pensoso dei soldati all'indomani di una battaglia.