L'enorme maggioranza degli ufficiali italiani è venuta, con la mobilitazione, dalla vita civile. Tutta l'ufficialità dei subalterni è formata di tenenti e sottotenenti di complemento che si battono e muoiono da prodi.
Alcuni ufficiali mi vogliono conoscere. Ecco il sottotenente Lohengrin Giraud. Giovane e valoroso. Proposto per la medaglia d'argento al valor militare.
— Ho un nome tedesco, o piuttosto wagneriano — mi dice — ma detesto i tedeschi.
Mi narra. L'11 settembre, la 3a compagnia ebbe l'ordine di attaccare il cocuzzolo dell'Vrsig, di conquistarlo e di gettare in basso — dall'altra parte — gli austriaci. La compagnia era comandata da Umberto Villani. Un audace. Un uomo che non sapeva né ridere, né sorridere. Scoccata l'ora, mezzogiorno e dieci, il Villani si lanciò all'assalto fra i primissimi, alla testa del «plotone d'onore» che egli aveva costituito fra i migliori elementi della compagnia. Appena iniziato il combattimento, il Villani — che stava ritto in piedi per ordinare la disposizione delle squadre che avanzavano — fu ferito da una fucilata. Non se ne curò. Di lì a pochi minuti, fu abbattuto dallo scoppio di una bomba. Ebbe appena il tempo di gridare:
— Bersaglieri della settima, avanti! A destra! Stendetevi a destra! Viva l'Italia! —
È morto. Allora il comando della compagnia fu assunto dal sottotenente milanese Giraud. In piedi, anche lui, ferito anche lui, non però gravemente, incurante del pericolo e della morte, diresse la furiosissima battaglia, che durò venti ore. Esaurite le bombe, si ebbe un a corpo a corpo micidiale e indescrivibile. Ma l'azione fu coronata da successo. Gli austriaci furono rigettati dall'altra parte del cocuzzolo. Molti cadaveri nei burroni.
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