— Cavalleria, a destra! Cavalleria, a sinistra! — grida e ride, di un riso che sembra quello di un uomo completamente felice.
Pioggia e pidocchi, ecco i veri nemici del soldato italiano. Il cannone vien dopo.
Uno dei feriti dello shrapnel è morto prima di arrivare all'infermeria reggimentale.
Altra notizia triste: la fucilata di una vedetta ha colpito a morte tal Mambrini, mantovano, mentre stava lavorando a fortificare il suo riparo.
La guerra di posizione esige una forza e una resistenza morale e fisica grandissime: si muore senza combattere!
13 Ottobre.
Stanotte, sulle 23, improvviso e intensissimo fuoco di fucileria e di mitragliatrici ai nostri avamposti. Siamo balzati dai nostri ripari. Un quarto d'ora di fuoco e poi quiete sino all'alba. Mattinata grigia. Vado di corvée colla mia squadra e mi carico di un sacco di pane. Passa un morto del 39° battaglione, colpito da fucilata e da sassata. Si diffonde, tra le squadre, la notizia che presto ci sarà l'«azione». La notizia non deprime, ma solleva gli animi. È la prolungata inazione che snerva il soldato italiano. Meglio, infinitamente meglio, al fuoco, che sotto al fuoco. I bersaglieri sono desiderosi di vendicare i compagni caduti a tradimento.
Vicino a me si canta. È un inno bersaglieresco:
Piume, baciatemi
Le guance ardenti
Piume, riditemi
Di gioia e canti;
E ripetetemi:
Avanti! Avanti!
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