Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     E la Violetta
     La va, la va...


     Alcuni, che devono essere reduci dalla Libia, cantano invece:

     Da Tripoli a Gargaresch
     Si marcia in ferrovia...


     E non manca la canzonetta scollacciata, anzi oscena:

     All'osteria del numero uno...
     ...
     Dammela ben biondina
     Dammela ben, biondaaaa...


     Il soldato italiano è allegro, particolarmente quando non piove. E anche quando piove, accetta la bagnatura con molta filosofia.

     15 Ottobre.
     Notte di burrasca. Il vento mugghiava dal Monte Nero alla Conca di Plezzo e andava a schiantarsi contro la parete altissima e già bianca del Rombon.
     Mattinata grigia, incerta. Passano due bersaglieri morti. Devono essere caduti stanotte ai piccoli posti. Noi li vediamo passare, portati dai portaferiti e seguiti dagli zappatori che devono scavare la fossa. Nessuno di noi domanda chi siano. Si preferisce ignorare. Alcune ore di lavoro per riaccomodare il nostro riparo, sconquassato dalla tempesta di stanotte. Fuoco stracco di fucileria tra le vedette. Uno dei nostri spara con un fucile austriaco.
     Tutte le mattine, al momento della distribuzione del caffè, sorgono discussioni e battibecchi fra bersaglieri e bersaglieri e soprattutto fra bersaglieri e caporali. Strano! Sono uomini che potrebbero morire da un momento all'altro e si bisticciano per un sorso di caffè. Ma il fatto si spiega: anzitutto il caffè è l'unico liquido che il soldato desideri e beva con piacere e vantaggio; poi, nessuno crede di dover morire e infine per un senso profondo di giustizia distributiva. Quando le razioni non sono uguali per tutti, si grida: