Benito Mussolini
Diario di guerra (1915-1917)


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     Da un altro lato dell'angusta baracca che serve anche da «posto di medicazione» degli alpini, dormono i tenenti medici Gargiulo e Congiu. Il primo meridionale, l'ultimo sardo. C'è anche Don Giovanni, cappellano degli alpini, un pezzo d'uomo dall'aria assai mite.

* * *

     A proposito: la medaglieria religiosa è in diminuzione. Nei primi tempi era un imperversare di immagini sacre. I soldati ne portavano al collo, al polso, sul berretto, nelle dita a foggia di anello. Tutto ciò va cadendo in disuso. La tragica esperienza delle prime linee ha insegnato che un amuleto vale l'altro, che il cornetto vale una medaglia; e un gobbo d'avorio un Sant'Antonio. L'ultima trovata in materia di «scongiuri» è quella di toccarsi le stellette (forse per analogia collo «stellone» ?) o di portare questa cabalistica epigrafe:

     B I P Zl R 16
     C ch. Zl P. S. S.


     Migliaia di soldati l'hanno ricevuta passando per i paesi della vallata del Natisone.
     Sono incapace di decifrarla.

     21 Febbraio.
     Notte di vento violentissimo e gelato. Veniva dal Monte Nero. La tela della nostra fragile baracca si gonfiava, mentre le traverse di legno stridevano e pareva dovessero rompersi da un momento all'altro. Pigiati gli uni su gli altri. Per muoversi dal fondo della baracca alla porta, si cammina sui compagni, colle ginocchia e le mani a guisa di quadrupedi. Nessuno ha chiuso occhio. Alle quattro, sono stato chiamato per la corvée dei viveri, che bisogna andare a prendere dove si fermano i muli, nella posizione dove si trova il Comando di Brigata. Anche nel Rombon i nostri morti sono disseminati qua e là, dove è stato possibile di seppellirli. Sette croci allineate sorgono vicino al Comando di Brigata; due più in alto; qualche altra nei pressi della mulattiera. Mattino di calma. Il tenente Rapetti mi narra un episodio che dimostra quanto giovi ad incuorare i soldati, l'esempio degli ufficiali.